Barcellona, un piano strategico «Troppe strutture abusive»

Il veneziano Paolo Russo lavora allo studio voluto dalla sindaca Ada Colau: le presenze annuali sono almeno 35 milioni, il doppio dei dati ufficiali. «Il problema è Airbnb: il 60% dei posti letto è illegale»
Di Vera Mantengoli

«Mai come Venezia». L’attuale sindaca di Barcellona Ada Colau ha lanciato questo messaggio durante la campagna elettorale. Per contrastare il fenomeno del turismo di massa, Colau ha creato un gruppo di esperti che ha redatto il nuovo piano strategico del turismo che ha come novità la partecipazione dei cittadini nelle scelte dell’amministrazione. Fa parte dello staff anche il veneziano Paolo Russo, classe 1968, in Spagna da anni. Russo, docente di Gestione del turismo e di Turismo culturale all’Università di Tarragona, direttore del Parco Scientifico e Tecnologico del Turismo, ha partecipato alla realizzazione del programma elettorale della lista civica della sindaca “Barcellona en comù” e oggi è attivo nella costruzione delle nuove politiche del turismo del Comune di Barcellona.

Come avete trovato Barcellona sul piano turistico?

«C’è un cancro che non riusciamo a fermare che si chiama Airbnb e che ha portato la città negli ultimi dieci anni a un progressivo degrado. Ormai con la società è guerra aperta perché non c’è verso di fare degli accordi. Barcellona ha un milione e 600 mila abitanti con 17 milioni di presenze negli hotel, ma in realtà il numero dei turisti effettivi è il doppio e si attesta sui 35 milioni. Già anni fa il turismo stava prendendo una brutta piega, nel senso che cresceva fuori controllo. Airbnb è stato il colpo di grazia. Pensate che ci sono 70 mila posti letto ufficiali e 35 mila su Airbnb di cui un buon 60% è illegale».

Che misure state prendendo per contrastare il fenomeno?

«Negli ultimi mesi stiamo vedendo gli effetti della piattaforma creata per denunciare anonimamente chi ha strutture abusive e stanno arrivando le prime multe, ma per quanto riguarda Airbnb siamo ancora in alto mare. Già la scorsa giunta aveva messo uno stop alla realizzazione di nuovi alberghi o strutture ricettive, ma con Airbnb è impossibile fermarli. Da poco abbiamo legalizzato quelli che in Italia sono B&B, in modo almeno da permettere a chi sostiene di voler arrotondare di non speculare sulle case».

Quali sono le novità del nuovo piano del turismo?

«Prima di tutto finalmente se ne parla. Durante la crisi il turismo rappresentava un elemento di sviluppo, ma adesso è fuori controllo. La novità è che i cittadini hanno libero accesso ai progetti dell’amministrazione che trovano online e alcuni prevedono processi partecipativi che possono essere votati. Per esempio, se l’amministrazione ha molte richieste per aprire degli alberghi in un quartiere chiede cosa ne pensano i residenti di quell’area e si ragiona insieme. Le associazioni sono molto attive e si è creata un’assemblea per il turismo sostenibile in modo che ci sia un filo diretto tra Comune e abitanti. Poi abbiamo sollevato il problema del lavoro in nero nel settore turistico e finalmente l’amministrazione sta facendo tante ispezioni e chiedendo che sia un contratto minimo garantito. Poi c’è un dibattito aperto sulla tassa da imporre al turista in modo che i soldi ricavati vengano riutilizzati per questo settore. Infine stiamo ragionando sulla mobilità, dato che negli ultimi anni si è solo puntato sulle spiagge, mentre noi vorremmo diversificare gli arrivi».

Vi servite della tecnologia per migliorare questo settore?

«Non quanto si dovrebbe, dato che Barcellona è anche la capitale della telefonia mobile. Come smart-city abbiamo reso trasparenti tutti i progetti in modo che i cittadini siano e si sentano partecipi in questo nuovo processo».

I centri storici sono abitati?

«Le persone si spostano dai centri storici alle periferie per gli affitti alle stelle con il risultato che la città vecchia è un deserto. Il quartiere dove c’è la Cattedrale ha perso il 40% dei residenti dal 2010 al 2014 e abbiamo il problema dei proprietari stranieri che acquistano seconde case. Stiamo cercando di sbloccare dei progetti di edilizia sociale che sono sfumati con la crisi, ma non è facile».

Cosa pensa di Venezia?

«Penso che dovrebbe puntare sull’avere più giovani e quindi investire molto sulle case e incentivare l’affitto ai residenti. Vuoi affittare a un turista? Allora paghi tantissime tasse».

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