Barbiere veneziano corre per 147 ore senza mai fermarsi

Carlo Torre ha portato a termine la gara estenuante in Val d'Aosta: un percorso di 330 chilometri coperto in sei giorni
I cartelli affissi nel negozio di Carlo Torre per festeggiare l’impresa. In alto il barbiere al lavoro
I cartelli affissi nel negozio di Carlo Torre per festeggiare l’impresa. In alto il barbiere al lavoro
VENEZIA. Ha corso per quasi 147 ore consecutive sulle montagne più alte della Valle d'Aosta, dormendo mezzora al giorno nei posti più improbabili. Ma alla fine, Carlo Torre ha completato la sua impresa tagliando il traguardo del Giro dei Giganti, corsa podistica con partenza e arrivo da Courmayeur. Residente a Campalto, 53 anni, è conosciutissimo a Venezia per la sua attività di barbiere in Strada Nuova.


Un passato da maratoneta, ieri ha aperto il negozio trovando cartelli affissi all'ingresso dagli amici che lo volevano celebrare per l'impresa valdostana. «E' stata dura - commenta - questa gara non prevede tappe, ma va conclusa entro 150 ore. Si devono percorrere 330 chilometri scalando di corsa le cinque grandi montagne della regione tra cui Bianco, Rosa e Cervino. In tutto 25 mila metri di dislivello correndo di giorno, ma anche la notte tra mille pericoli». Dei 560 iscritti, solo in 300 sono arrivati al traguardo e tutti hanno ricevuto lo stesso premio, perchè la vera vittoria è concludere la gara. «Lo scorso anno ero stato costretto a ritirarmi dopo 226 chilometri per un infortunio al ginocchio - prosegue il barbiere «volante» di Cannaregio - Stavolta mi son rotto un dito cadendo, ma ho proseguito».


La gara è partita domenica 11 settembre, in ricordo degli attentati alle Torri Gemelle, e si è conclusa sabato. «Il problema è il sonno - sottolinea Torre - Quando arriva è pericolosissimo, soprattutto la notte, perchè rischi di cascare nei crepacci. Hai solo una torcia sulla testa e il percorso, in mezzo anche alla neve, era segnalato da catarifrangenti. Quando riuscivo dormivo mezzora, in tutto sei ore circa in altrettanti giorni di gara. Ogni sei ore trovavi un ristoro e ogni 15-17 una base vita dove poterti cambiare e lavare. La preparazione? A giorni alterni vado e torno dal lavoro di corsa, 30 chilometri tra Campalto a Cannaregio, mentre la domenica vado a correre in montagna. Ma l'emozione all'arrivo a Courmayeur è stata indescrivibile. Ero completamente bagnato, dal diluvio o dalle lacrime di gioia che mi scendevano dagli occhi. Non sono arrivato primo, ma la vittoria è stata il finire la gara, risultato che dedico a mia madre».

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