Baratta ai candidati «Un patto urgente per i beni culturali»
Un patto urgente con la futura amministrazione per fare fronte comune e trovare risorse per nuovi interventi in Arsenale, perché ora che il Demanio l’ha trasmesso in dote alla città, non per questo è salvo da future speculazioni: senza fondi per mantenerlo, il rischio immobiliare è sempre in agguato. Per questo, dice, «le istituzioni pubbliche devono farsi carico dell’Arsenale, con estrema attenzione: io sono un po’ preoccupato, perché la logica di farne un’ “area urbana” aperta come un qualsiasi altro spazio della città rischia di trasformarlo nel giro di una generazione in un’area edificabile come qualsiasi altra».
Urgono fondi. Più che un appello, è un’allerta ai candidati sindaco quella che lancia Paolo Baratta, presidente della Biennale, ammiraglia della cultura italiana e protagonista del fermento di questi giorni, con Venezia che brulica di allestimenti, vernici, mostre collaterali in vista dell’inaugurazione il 9 maggio della 56 Esposizione di Arti visive, appuntamento di richiamo mondiale, vero “evento” che muove la vita culturale e l’economia della città. E che anima anche l’Arsenale, con l’area sud affidata in concessione trentennale alla Biennale stessa, mentre l’area nord che il Comune ha ora per sé, in attesa di una giunta politica non ha ancora un piano che ne delinei il futuro, mentre le tormente finanziarie che si abbattono su Ca’ Farsetti non fanno sperare in investimenti immediati. E qui interviene l’appello di Baratta, che risponde anche a quanti si lamentano per l’ “allargarsi” della Biennale.
«L’Arsenale è il più bel matrimonio che ho fatto come presidente della Biennale: contribuire con il restauro a rendere un monumento un luogo di vita: l’hanno visitato 3,2 milioni di persone da tutto il mondo in questi anni», prosegue Baratta, «l’importante è restaurare per rendere vivo, senza quell’atteggiamento necrofilo che c’è troppo spesso in città, dove si pensa spesso solo a fare dei monumenti un cenotafio del passato intoccabile». «La difesa dei beni culturali si fa....facendo», aggiunge, «ma per questo servono soldi. La Biennale ha investito 30 milioni di euro nell’Arsenale e se ho accelerato, anni fa, per chiudere l’intesa con la Marina e la soprintendenza sulla Sala d’Armi è perché avevo saputo - ed è la prima volta che lo racconto - che erano andati in visita emissari di un’impresa immobiliare: l’Arsenale avrebbe preso quella strada. Era il 2008. Servono grandi alleati per una visione di interesse pubblico: un accordo con il Comune, appena insediato, per trovare risorse per nuovi interventi, come gli impianti di riscaldamento e raffreddamento, la rete per scaricare l’acqua in caso di pioggia. Servirebbero tre istituzioni come la Biennale per l’Arsenale».
Perché si fa presto a dire pubblico, bello applaudire al passaggio dal Demanio al Comune - è il ragionamento del presidente - ma con i chiari di luna in fatto di finanziamenti, il rischio che si ceda c’è. Non ora, in futuro. Una punzecchiatura all’operazione firmata dall’ultima amministrazione: «Diciamo che l’acquisizione è stata un gesto di entusiasmo giovanile, come dire... un po’ screanzato: se non si trovano soggetti importanti per proseguire nei lavori, passata una generazione, il rischio è il ritorno degli immobiliaristi».
Giardino vergini aperto.Comunque, a chi si lamenta per la “biennalizzazione” dell’Arsenale promette che il Giardino delle Vergini sarà aperto in gran parte a chiunque - senza il pagamento del biglietto - già dai prossimi giorni. E per il resto dell’anno: «La mostra apre il 9 maggio e chiude a novembre, il cantiere si è aperto a febbraio e per disallestire si farà gennaio. resta febbraio, ma sulla Sala d’Armi un progetto c’è se riusciremo a trovare fondi per gli interventi».
L’auspicio elettorale. «Auguro che ci sia un programma di ricreazione, di ricostruzione con obiettivi certi, abbandonando abitudini da abbandonare, e con una particolare attenzione all’energia delle nuove generazioni. Infine, spero che si ponga attenzione al fatto che a Venezia si possono fare cose rivolte al mondo e se Venezia non le fa, il mondo si rivolta contro Venezia, perché il mondo non sarà mai indifferente a Venezia, in positivo e in negativo, Quasiasi cosa capiti a Venezia va sulle tv di tutto il mondo dall’acqua alta ai bastimenti, Se è così forte l’attenzione del mondo perché non averla per cose positive? Se fa bene a Venezia, può far bene all’Italia. Con la Biennale è stato così....non ne abbiamo l’esclusiva, può essere fatto da chiunque governi al città».
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