Bar chiusi alle 23 verso il ricorso al Tar. Al via la raccolta firme

Il caso dei due locali di via Battisti scatena le polemiche. Babbo: «Perché il Comune non è intervenuto prima?»
DINELLO - TOMMASELLA - SAN DONA' - VIA CESARE BATTISTI
DINELLO - TOMMASELLA - SAN DONA' - VIA CESARE BATTISTI

SAN DONA'. Ordinanza di chiusura per due bar di via Battisti, i legali e i titolari verso il ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar)ar. Intanto, i clienti dello storico “Caffè Moderno” e “Venetino”, stanno promuovendo raccolte di firme a favore dei due locali che dovranno chiudere alle 22 in settimana e alle 23 il venerdì e sabato.

Chiusura decisa dalla Procura dopo l’esposto dei residenti, che già avevano fatto chiudere la terrazza del Bek and Cik, poco distante. Troppo rumore e schiamazzi all’esterno. Della questione è stata investita la Confcommercio mandamentale con il presidente Angelo Faloppa che sta concordando una linea difensiva.

Ora si prepara il ricorso al Tar avverso l’ordinanza del Comune. In primis perché è discriminatoria verso altro locali che non hanno alcun limite, poi perché la responsabilità non sarebbe dei titolari, quanto al limite dei clienti che bevono all’esterno sul marciapiedi. Il dibattito si è acceso in città tra chi è a favore e chi contro, e il tema è sempre quello di non far morire il centro e trattenervi i giovani.

È intervenuto anche il comitato San Donà In Movimento con Anna Maria Babbo. «Spero che i gestori dei locali siano stati allertati prima di arrivare all’azione intrapresa», premette Babbo, «per cercare prima di limitare i disagi. Poi, che il centro stia morendo, è una realtà, non un’opinione, ma ciò non significa che per farlo si debba ignorare un sacrosanto diritto al riposo dei residenti.

Ora mi chiedo: se è vero che a 30 metri c’è un altro locale che si comporta ugualmente, perché il sindaco non è intervenuto su tutti? Le verifiche e i controlli si fanno solo per chi ha il coraggio di denunciare e gli altri possono continuare a fare quello che vogliono? Non capisco, poi, perché il Comune si trinceri dietro un “ce l’hanno imposto”. Quando si intraprendono certe azioni, se c’è un inadempimento ed è doveroso agire, bisogna avere coraggio: l’obbligo imposto dalla Procura sembra quasi una giustificazione, forse si preferisce delegare il problema agli enti di controllo, lavandosene così le mani. Paradossalmente, in altri ambiti come la pedonalizzazione o l’inquinamento di Via Jesolo, il Comune fa finta di niente». —


 

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