Banda dell’Audi gialla, l’autista viene interrogato oggi in carcere

Vasil Rama davanti al giudice Marchiori: deve rispondere di due furti a San Donà e di aver messo in pericolo gli automobilisti con la sua guida spericolata. Si cercano prove per incastrare due complici
Di Giorgio Cecchetti

MESTRE. Sarà interrogato stamane dal giudice veneziano Roberta Marchiori il 31enne albanese Vasil Rama, estradato due giorni fa dalla Grecia, dove era stato arrestato un mese fa perché sospettato di essere l’autista dell’Audi gialla, a bordo della quale una banda di ladri ha compiuto numerosi furti in Veneto e in altre regioni confinanti, ma soprattutto ha scorrazzato a oltre 200 all’ora su strade statali e autostrade. Dopo l’interrogatorio di garanzia del magistrato che ha firmato il mandato di cattura internazionale, Rama sarà sentito anche dal pubblico ministero di Venezia Stefano Ancilotto, il sostituto procuratore che ha coordinato le indagini dei carabinieri veneziani.

Finito in manette l’autista, gli inquirenti ora cercano di riuscire a bloccare i suoi complici. Il rappresentante della Procura lagunare, in realtà, al giudice aveva chiesto i provvedimenti per arrestare oltre a Rama, anche gli altri due, il 29enne Shkelsen Malokaj e il 33enne Indrit Hanxhari, albanesi come il primo, ma Roberta Marchiori non aveva firmato gli altri due scrivendo che «gli elementi indiziari emersi dalle indagini non appaiono idonei ad integrare nei loro confronti il livello di qualificata probabilità richiesto dalle norme dal codice di procedura penale», così «allo stato non si ravvisano i presupposti per accogliere la richiesta di misura cautelare nei loro confronti». Insomma, per il magistrato lagunare non sarebbero state raccolte sufficienti prove, probabile quindi che il pm Ancilotto chiederà a Rama di fornire quello che ancora manca e proprio per questo nei prossimi giorni lo proverà a sondare, a interrogare. Oggi Rama verrà sentito nel carcere di Santa Maria Maggiore, assistito dall’avvocato di Prato Antonino Denaro, e forse si avvarrà della facoltà di non rispondere, un diritto concesso a tutti gli indagati dalla legge italiana. Con il suo legale, poi, dovrà valutare se collaborare o meno. Per ora deve rispondere del furto - la notte del 21 gennaio scorso - in due abitazioni di San Donà: assieme ai suoi complici aveva strappato dai muri le cassaforti e rubato da una 80 mila euro in contanti e dall’altra gioielli di grande valore. Ma deve rispondere anche di aver guidato l’Audi gialla, che avevano rubato a un cittadino russo qualche giorno prima del furto a San Donà nel parcheggio dell’aeroporto di Malpensa. I carabinieri hanno lavorato settimane per individuare i componenti della banda e non solo per i furti, ma soprattutto perché con le spericolate manovre ad alta velocità sulle strade mettevano in pericolo decine di automobilisti.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia