Banda del gasolio, prime ammissioni

Un autotrasportatore confessa il furto di carburante alla Petroven, ma di una quantità molto inferiore rispetto alle accuse
Di Giorgio Cecchetti

Il primo ad essere interrogato ha sostanzialmente confessato, anche se ha cercato di ridimensionare il suo ruolo. Ieri, l’autotrasportatore di Mestre Flavio Acerboni (47 anni) è stato sentito nel carcere di Santa Maria Maggiore dal giudice veneziano Roberta Marchiori, lo stesso che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare per la vicenda della “Petroven” di Marghera, alla presenza del difensore avvocato Federico Doni. Acerboni, oltre ad essere accusato di aver messo a segno quattro furti tra il dicembre 2011 e il gennaio dello scorso anno, deve rispondere anche di concorso in rapina e lesioni per aver ideato e organizzato in qualità di mandante la spedizione punitiva contro un collega, sospettato di aver raccontato dei furti all’interno dell’azienda. Naturalmente, le accuse più pesanti sono proprio queste.

Per quanto riguarda i furti, Acerboni avrebbe ammesso di essersi portato via, in alcune occasioni, di prodotti petroliferi, mai però quantità superiore ai cinquanta-sessanta litri. Il pubblico ministero Paola Tonini, invece, gli contesta di aver rubato ogni volta almeno 500-600 litri grazie alla collaborazione di due dipendenti dell’azienda petrolifera, Marco Bergamo (finito in carcere anche lui) e Giorgio Niero (agli arresti domiciliari). L’aggressione, messa a segno dall’ex pugile mestrino Francesco Gheno a Quarto d’Altino era finita con il furto del portafoglio della «vittima» (dentro c’erano 350 euro e i documenti) e con il suo ricovero in ospedale per la frattura del setto nasale e u8n grave trauma facciale.

Ieri, Acerboni ha spiegato che non avrebbe dovuto finire così, che a Gheno aveva spiegato di limitarsi a far prendere un po’ di paura al collega «chiaccherone», niente di più. Sarebbe stato, quindi, l’ex pugile ad «esagerare», questa almeno la versione del camionista. Ora, sarà necessario attendere la versione che fornirà Gheno, anche lui in carcere, per appurare chi racconta il vero.

Intanto, il pm Tonini sta sistemando con i suoi collaboratori e con gli investigatori della Digos, che hanno compiuto le indagini, l’intera documentazione per depositare gli atti nel giro di una o due settimane, mettendole a disposizione dei difensori, e chiedere il rinvio a giudizio in tempi brevi, pri9ma dell’estate. Sarà, comunque, necessario attendere i tempi del Tribunale del riesame al quale sicuramente ricorreranno alcuni dei difensori. Gli indagati colpoiti dalle misure cautelari sono dieci, cinque in carcere, quattro agli arresti domiciliari e l’ultimo con obbligo di dimora. Per ora, gli indagati sono 17 e buona parte di coloro che non sono stati raggiunti da provvedimenti devono rispondere di ricettazione per aver acquistato il gasolio rubato alla «Petroven» e averlo utilizzato o a loro volta rivenduto.

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