Banche, le ingiunzioni bloccate dal giudice
VIGONOVO. Stop alle pretese dalle banche in tema di esigibilità di crediti. Il giudice ha fermato l’azione di riscossione nei confronti di Damiano Ugherini, un giovane imprenditore di 33 anni di Vigonovo che aveva chiuso la sua attività, una rivendita di auto a Noventa Padovana lo scorso anno.
A raccontare la vicenda è l’avvocato di Camponogara Pascale De Falco a cui l’imprenditore si è rivolto. «Il mio assistito aveva contratto con due banche, la Cassa di Risparmio di Venezia-Intesa San Paolo e il Monte dei Paschi di Siena, dei debiti importanti per finanziare la sua attività. Dopo varie vicissitudini e affari andati male, il mio assistito ha dovuto chiudere l’attività nel 2014 a causa di grosse perdite accumulate nel tempo. Le banche certamente non si sono fermate e hanno preteso la restituzione del credito, 197 mila euro alla Cassa di Risparmio di Venezia e 138 mila euro dal Monte dei Paschi. Sono partite così immediatamente le ingiunzioni di pagamento e anche dei pignoramenti», spiega l’avvocato De Falco, «nessuno però è andato a buon fine». L’avvocato ha ricorso contro tutte e due le azioni delle banche e ne ha ottenuto per entrambi la sospensione, che significa di fatto l’attuale non esigibilità del credito. «Nel caso del prestito fatto dalla Carive», spiega De Falco, «la magistratura ha riscontrato, dopo una perizia, che il tasso di interesse complessivo sulla somma prestata era eccessivo. Era cioè oltre i limiti consentiti e per questo l’atto di ingiunzione di pagamento è stato sospeso». Più paradossale la causa di sospensione dell’ingiunzione da parte del giudice a Monte dei Paschi di Siena: «La banca ha sbagliato completamente il soggetto a cui pignorare i beni . Ha pignorato infatti i beni del fratello del mio assistito, che nella vicenda dell’autorivendita non c’entrava nulla. Insomma uno sbaglio colossale di persona. Il Tribunale di fronte a questo macroscopico errore ha bloccato l’ingiunzione».
Certo le banche cercheranno in ogni modo di riavere almeno in parte i soldi. «Con le premesse di queste decisioni prese dal Tribunale», conclude De Falco, «sarà impresa ardua. Sono decisioni comunque che devono far riflettere gli istituti di credito, che non possono arrivare a praticare tassi da quasi usura quando si trovano di fronte a imprenditori e persone in difficoltà economiche».
Alessandro Abbadir
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