Banche, la mannaia su addetti e sportelli: a Venezia 720 addetti e 100 filiali in meno in 5 anni
Nei 44 comuni della provincia si è passati da 421 a 328 sportelli dal 2017 al 2021, mentre i dipendenti da 3.920 a 3.200
VENEZIA. La rivoluzione del sistema bancario è iniziata e coinvolge anche il territorio veneziano. Le statistiche Eurosistema della Banca d’Italia parlano chiaro: dal 2017 alla fine del 2021, si è passati da 421 a 328 sportelli distribuiti nei 44 Comuni della provincia veneziana (-22%). Penalizzati soprattutto i “piccoli” sportelli dei piccoli istituti di credito, spesso fagocitati dai grandi gruppi che, non a caso, hanno aumentato il numero di sportelli del 70%.
Gli addetti sono calati di 720 unità, passando da 3.920 a 3.200 (-18%). Nel corso del 2021 si è registrata una riduzione del numero degli sportelli bancari attivi sul territorio italiano, da 23.480 di fine 2020 a 21.650 di fine 2021 (-1.830 sportelli; -7,8%).
La diminuzione ha riguardato tutte le regioni ed è un processo che è destinato a toccare il suo apice nei prossimi anni.
«Sta avvenendo una ristrutturazione complessiva di tutto il sistema bancario», dice Francesca Salviato, segretaria responsabile della Fisac Cgil di Venezia, «la cui corsa si orienta verso il processo di digitalizzazione. Basti pensare che su tutto il territorio italiano il gruppo Intesa San Paolo avrà meno di 3 mila agenzie nel 2026. Nel 2018 erano 6 mila, esattamente il doppio. Rispetto ad altre aree, quella del veneziano è meno coinvolta in questo momento, ma nei prossimi anni ci aspettiamo comunque chiusure importanti di filiali sul territorio per una riconversione delle attività da remoto».
GLI ADDETTI E IL PROBLEMA ANZIANI
A cavallo tra il 2017 e 2018 molte piccole banche sono state inglobate da quelle grandi, che ora puntano ai servizi digitali.
«Gli operatori che rimarranno fisicamente agli sportelli lo saranno soprattutto per le persone più anziane», spiega Salviato, «perché per loro è difficile accedere a servizi di home banking se non aiutati da familiari. Questo problema lo vediamo anche in altri ambiti, dato che alcuni servizi pensionistici o postali si possono fare attivando solamente lo Spid. Su questo fronte, il nostro sindacato dei pensionati sta lavorando alacremente per dare loro una mano».
E i bancari? «Nel 1999 si firmò un accordo per cui, a fronte dei tagli di personale, le banche pescano da un fondo che permette ai lavoratori di non avere grosse ripercussioni», dice Salviato «In termini concreti, per i dipendenti più anziani si ricorre a un prepensionamento fino a 5 anni prima dell’età pensionabile, mentre i più giovani vengono trasferiti in altri reparti e riconvertiti verso le nuove esigenze digitali. Ad oggi il 70% dei bancari è iscritto a un sindacato.
«Il vero problema è legato allo stress di chi rimane», spiega Salviato, «perché la logica è basata sui ricavi e i compiti da svolgere sono molti, addirittura in crescita. Su questo come sindacato ci stiamo battendo, perché lo sviluppo commerciale non vada a discapito del benessere psicofisico dei lavoratori».
DESERTIFICAZIONE DEL TERRITORIO
«Riducendo gli sportelli sul territorio si riduce il presidio della legalità», afferma Salviato, «perché s’insinua un meccanismo di finanziamenti non legale, specie per chi è in difficoltà». Per contro, questo processo porta però dei benefici. «Girano meno contanti e i pagamenti sono sempre più tracciati», dice Salviato, «quindi questo abbatte notevolmente l’evasione fiscale e il controllo dei movimenti. Inoltre la movimentazione di denaro contante pesa moltissimo sulle banche, per cui si abbattono i costi. Se alla fine degli anni Novanta vi era un proliferare di sportelli, ora sta avvenendo il processo diametralmente opposto. Il Covid ha velocizzato il processo verso lo smart working, con una riduzione delle spese che devono affrontare gli istituti. Quello che è certo è che aumenteranno le truffe e frodi on-line, motivo per cui le banche stanno puntando verso sistemi di sicurezza sempre più evoluti».
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