Bancarotta per distrazione a processo Spinazzè e le figlie
SAN DONÀ. L’imprenditore sandonatese Antonio Spinazzé, in qualità di legale rappresentante della “Tms Spinazzé”, e le figlie Federica e Lisa, dipendenti dell’azienda, andranno a processo con l’accusa di bancarotta per distrazione. Dodici i milioni distratti al fallimento che vengono contestati ai tre imputati rinviati a giudizio ieri mattina dal giudice per l’udienza preliminare Massimo Vicinanza. L’azienda di tecnologie meccaniche con sede a Mussetta era stata dichiarata fallita nel 2014, a cui aveva fatto seguito un esercizio provvisorio. Nel 2017 la società era andata all’asta ed era stata acquisita da una nuova proprietà.
Stando alle accuse mosse dal sostituto procuratore veneziano Stefano Buccini, titolare dell’inchiesta, gli imputati avrebbero creato un danno al fallimento pari all’incirca a 12 milioni anche attraverso la vendita di beni a una società estera e alcuni prelievi di compensi dell’amministratore. Secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, che ha coordinato le indagini degli uomini della Guardia di Finanza, gli imputati avrebbero creato una società parallela a quella dichiarata fallita dal tribunale attraverso la quale sarebbero state incassate fatture per beni che erano prodotti e venduti dalla stessa società fallita.
Tra le operazioni di vendita di beni alla società estera, nelle contestazioni mosse dal sostituto procuratore Buccini ne risulterebbe una dell’importo di circa 8 milioni, che però non sarebbe mai stata effettuata. Sarebbe stato, secondo la Procura, un modo per falsificare il bilancio.
La famiglia di imprenditori sandonatesi si è affidata per la difesa all’avvocato Moschetti mentre il curatore fallimentare è rappresentato dall’avvocato Federica Bertocco. Il processo davanti al tribunale collegiale presieduto da Stefano Manduzio inizierà il 13 settembre con l’udienza filtro. Nel corso del dibattimento la difesa punta a smontare le accuse mosse dal sostituto procuratore Buccini.
La “Tms Spinazzé”, con sede in via Circogno, è stata fondata da Antonio Spinazzè, ex consigliere comunale a fianco del sindaco Francesca Zaccariotto. Era una fabbrica di tecnologie meccaniche che negli anni di massima espansione aveva lavorato in tutto il mondo, arrivando fino a quasi 200 operai. È stata un punto di riferimento per l’occupazione in tutto il Basso Piave, fino a quando è iniziata la crisi, sfociata tra l’altro con le tensioni con i dipendenti che lamentavano di non essere pagati e che avevano manifestato davanti ai cancelli dell’azienda dando vita a un sit in. La protesta era arrivata anche in piazza Indipendenza, sotto le finestre del municipio: in quell’occasione gli operai erano arrivati con bandiere e cartelli. –
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