Bancarotta Gavioli, Venezia “strappa” l’inchiesta a Napoli

Fallimento Enerambiente: dopo un ping-pong durato oltre 5 anni sulla competenza territoriale l’inchiesta è stata affidata al pm Terzo, alle prese con decine di faldoni arrivati dalla Campania
Di Roberta De Rossi
FAVARATO VENEZIA 21.03.2008.- INCONTRO PER FABBRICA SIRMA DI MARGHERA IN PREFETTURA. NELLA FOTO STEFANO GAVIOLI.- INTERPRESS
FAVARATO VENEZIA 21.03.2008.- INCONTRO PER FABBRICA SIRMA DI MARGHERA IN PREFETTURA. NELLA FOTO STEFANO GAVIOLI.- INTERPRESS

A cinque anni dai primi arresti, riparte in questi giorni “da zero” l’inchiesta per bancarotta fraudolenta a carico di Stefano Gavioli e i suoi (ancora presunti) sodali, costola penale del fallimento di Enerambiente, la società con la quale l’imprenditore ha gestito il ciclo di rifiuti a Napoli tra il 2007 e il 2010.

Riparte dalla scrivania del pubblico ministero Roberto Terzo, al quale è stata infine assegnata l’indagine e che ricomincia dalla lettura delle decine e decine di fascicoli appena arrivati da Napoli a Venezia, dopo una miriade di procedimenti penali e civili che si sono in questi anni intrecciati più volte da una parte all’altra dell’Italia, tra “bisticci” territoriali tra magistratura napoletana e veneziana su chi avesse la competenza sul caso, fallimenti dichiarati, annullati dalla Cassazione e sentenziati di nuovo. Una vicenda giudiziaria a tratti surreale.

Così la ricostruisce l’avvocato Mauro Pizzigati - difensore dei commercialisti mestrini Enrico Prandin e Paolo Bellamio - che, come già l’avvocato Alessandro Rampinelli, ha sollevato la questione dell’incompetenza territoriale dell’indagine campana, che ha dato il via a un ping-pong tra Napoli e Venezia da far girar la testa, ma che merita di essere raccontato, pensando a quante persone vi hanno lavorato per anni, a tutti i livelli, per poi ricominciare di nuovo. «La Corte d’Appello ha dichiarata nulla la sentenza di fallimento del 2012 del Tribunale di Napoli, accogliendo il ricorso del Tribunale di Venezia, che aveva già aperto su Enerambiente una procedura di concordato preventivo», ricorda l’avvocato Pizzigati, «ma ottenuta la competenza, Venezia aveva dichiarato subito il fallimento, accogliendo la tesi dei colleghi partenopei. A quel punto abbiamo presentato ricorso: come si fa a dar per morta una società quando si è fatto ricorso sostenendo che si poteva salvare? E, infatti, la Cassazione ha ordinato al Tribunale civile di Venezia di ripartire dal concordato. E così è stato, anche se poi è finito in un nulla di fatto ed è arrivato il fallimento finale».

A questo punto ha ripreso vigore anche l’indagine penale a carico di Gavioli & Co, che solo nelle scorse settimane ha visto completato il “trasloco” dei faldoni. L'inchiesta ipotizza la bancarotta fraudolenta di Enerambiente, società nata a Malcontenta, che aveva vinto l'appalto per raccolta e lo smaltimento dei rifiuti a Napoli. Secondo i magistrati napoletani, il «Metodo Gavioli» era acquisire appalti, quindi scaricare sulla vecchia società i costi e i debiti e aprirne una nuova trasferendo a quest'ultima le attività.

Oltre a Gavioli, erano stati indagati - tra gli altri - la sorella Chiara, il braccio destro Loris Zerbin di Campolongo, la segretaria Stefania Vio di Spinea, l'ex difensore avvocato Giancarlo Tonetto di Mestre, i due commercialisti Prandin e Bellamio, quello di Stra Giorgio Zabeo.

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