Bancarotta fraudolenta due condanne pesanti
VENEZIA. Quasi dieci anni in due. Questa la pesante pena complessiva elargita ieri dal Tribunale di Venezia presieduto dal giudice Vincenzo Santoro nei confronti del veneziano Pietro Ballarin, (64 anni, Cavallino) e del milanese Fabio Fioravanti (46 anni), accusati di bancarotta fraudolenta. I due, che sono stati condannati ciascuno a quattro anni e otto mesi di reclusione, gestivano in qualità di amministratori la società «Ittica Chioggia srl», che apparentemente commerciava in prodotti ittici, ma in realtà acquistava e vendeva di tutto e soprattutto nulla aveva a che fare con Chioggia e il suo mercato del pesce. Il Tribunale ha sostanzialmente accolto le richieste di condanna del pubblico ministero Stefano Ancillotto .
La ditta era stata dichiarata fallita dai giudici del Tribunale civile il 22 novembre 2002: aveva sede legale a Gruaro, ma in realtà la sede operativa avrebbe cambiato più volte sede, tra queste quella di Santa Maria di Sala e di Noale. I due, inizialmente, erano finiti sotto inchiesta anche per truffa perché acquistavano soprattutto centinaia di bottiglie di vino che si facevano consegnare in magazzino, ma non pagavano e prima che i creditori si facessero vivi, si trasferivano e così cercavano di non farsi rintracciare. Usavano pagare la merce con assegni che poi risultavano scoperti, ma spesso le prime e limitate spedizioni venivano pagate in modo che non scattassero subito i sospetti. Lo stesso per i trasportatori, che venivano pagati.
Stando alle accuse, grazie alle prove raccolte dalla Guardia di finanza, avevano tenuto le scritture contabili in modo da non permettere al curatore fallimentare di ricostruire i movimenti finanziari ed economici della società. Ma soprattutto avrebbero distratto materiali e merce per oltre 200 mila euro: in particolare due carrelli elevatori, una partita di mele provenienti dal Trentino per un valore di 37 mila euro, 15 mila bottiglie di vino acquistate da tre diverse cantine per un valore complessivo di 105 milioni di vecchie lire, altri 300 cartoni di bottiglie di vino da una quarta cantina per altri 37 milioni di lire, infine trenta personal computer per un valore di 55 mila euro. Bancarotta fraudolenta e per distrazione, questi i reati per i quali i due imputati sono stati condannati. Mentre per quello di truffa ai danni dei produttori vitivinicoli se la sono cavata grazie al tempo trascorso dai fatti. I giudici del Tribunale veneziano li hanno condannati anche all’interdizione dalla possibilità di amministrare società.
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