Bancarotta “Enerambiente” in 17 vanno a giudizio immediato
Saranno in diciassette, il 3 dicembre prossimo, a comparire davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Napoli per rispondere di concorso in bancarotta fraudolenta aggravata: la Procura di Napoli, infatti, ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio con rito immediato, evitando l’udienza preliminare, oltre che per Stefano Gavioli e la sorella Maria Chiara per tutti gli altri indagati, compresi gli avvocati Giancarlo Tonetto di Mestre e Giovanni Faggiano di Brindisi (due dei tre liquidatori della Sirma di Marghera), i commercialisti Paolo Bellamio ed Enrico Prandin, entrambi di Mestre, e Giorgio Zabeo di Stra, l’ex direttore generale della Banca del veneziano Alessandro Arzenton di Padova, il dirigente e la funzionaria dello stesso istituto di credito Mario Zavagno e Francesca Furlan, veneziani, il braccio destro operativo di Gavioli nella gestione dei rifiuti Loris Zerbin di Campolongo Maggiore e un’altra dipendente dell’imprenditore di Mogliano, Stefania Vio di Venezia. Oltre a questi, in Tribunale dovranno presentarsi i napoletani Gaspare Alfieri, Corrado Cigliano, Vittorio D’Albero, Monica Dentamaro e Giuseppina Totaro.
Presumibilmente la scelta della Procura di tagliare i tempi per andare il più velocemente possibile al processo in modo dea non far scadere le misure cautelari, visto che alcuni degli indagati (tra cui Stefano Gavioli e i professionisti veneziani e non) sono ancora agli arresti domiciliari.
Al centro della vicenda «Enerambiente», la società che un tempo aveva sede a Malcontenta e che dopo aver vinto l’appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani a Napoli aveva spostato la sua sede legale nel capoluogo campano. Secondo l’accusa. Il «metodo Gavioli» era semplice: acquisire appalti , quindi scaricare sulla vecchia società i costi e i debiti e aprirne una nuova trasferendo a quest’ultima le attività.
Anche la procura di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio di Gavioli, Faggiano, Tonetto, Prandin, Bellamio e altri per l’attività di raccolta dei rifiuti urbani e di gestione di una discarica di «Enerambiente» svolta in Calabria, in questo caso i reati contestati sono associazione a delinquere, abuso d’ufficio, corruzione, evasione fiscale e falso.
Nel frattempo, le parti stanno attendendo la pubblicazione dela sentenza della Corte di cassazione civile, che deve decidere se competente ad occuparsi del fallimento di «Enerambiente» sia il Tribunale di Venezia o quello di Napoli. Una decisione che potrebbe provocare come conseguenza ulteriore anche lo spostamento in laguna del procedimento penale, quello che inizierà il 3 dicembre davanti al Tribunale penale del capoluogo campano.
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