Bancarelle ovunque sempre più grandi e in mezzo alla strada

A Venezia la denuncia dei passanti a Cannaregio. I vigili: sono autorizzati Spostati perché ostruivano la visuale del cinema Italia
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 29.12.2016.- Nuovo supermercato Despar, ex cinema Italia, cannaregio.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 29.12.2016.- Nuovo supermercato Despar, ex cinema Italia, cannaregio.

VENEZIA. Nuova bancarella in mezzo alla strada, in rio terà San Leonardo. I passanti protestano, i vigili rispondono: «È autorizzata, ha avuto il permesso perché prima era davanti al cinema Italia e ostruiva la visione del teatro neogotico, diventato supermercato». Ultimo, clamoroso caso di una città invasa da bar, banchetti e plateatici. I turisti aumentano, e il commercio dedicato ai mordi e fuggi anche. Ieri ha aperto in Strada Nuova un nuovo caffè all’angolo con la calle che porta a Ca’ d’Oro.



Entro breve aprirà l’ennesimo take away (Slicepizza), nonostante gli annunciati divieti del Comune, non ancora approvati dalla Regione. Bar e banchetti. La giunta due anni fa aveva avviato una serie di «pianini», progetti di settore che puntavano a ridurre l’occupazione del suolo pubblico. In base alla normativa europea e alla direttiva Bolkestein le autorizzazioni sulla pubblica via hanno scadenza e vanno riassegnate dopo attente verifiche. Un sistema sperimentato a Rialto e in qualche altra zona della città. Piani portati in Consiglio comunale dall’assessore pro tempore Renato Boraso con l’annuncio che la superficie sarebbe stata ridotta.

Ma non dappertutto i risultati si vedono. La superficie di vendita delle bancarelle è in continuo aumento. Santi Apostoli, con due banchi che ostruiscono più di un terzo della pubblica via. Merce appesa, dimensioni allargate. Altri banchi a San Felice, poi alla Maddalena, in rio terà San Leonardo, con qualche problema di passaggio anche per la presenza di sedie e tavolini dei bar. Tutti sono autorizzati, anche se l’occupazione aumenta. «In origine», spiega un negoziante, «erano banchi ambulanti di piccole dimensioni. Pian piano sono diventati veri negozi con le ruote». Poi ci sono le bancarelle di Rialto, molte vicino al ponte, altre in Ruga degli Oresi. E quelle di Riva Schiavoni, un vero «muro» di oggetti e souvenir tra i palazzi e l’acqua. Poi ci sono quelli che sono stati spostati. A Sant’Agnese, vicino all’Accademia, e in campo Sant’Angelo. Buona parte dei banchetti sono gestiti da stranieri, quasi tutti in subappalto dei titolari veneziani della licenza di commercio ambulante.

Gli articoli in vendita spesso non hanno nulla a che fare con l’artigianato tipico. Grembiuli con ritratti volgari, borse e cappelli in plastica, souvenir. Un commercio che sta oscurando i prodotti locali, ormai scomparsi o fuori mercato. Associazioni e comitati chiedono di applicare anche a Venezia le norme più severe adottate ad esempio dal Comune di Firenze, altra città turistica sottoposta a una grande pressione. Che ha vietato la vendita di oggetti non tipici. Norme fissate dal ministero dei Beni culturali che potrebbero «alleggerire» l’impatto di queste attività. Intanto l’invasione aumenta. Di sera la Strada Nuova e le aree realtine sembrano una casbah, con oggetti esposti poco tipici, illuminazione al neon che nulla ha a che vedere con le luci soffuse della città. L’invasione del turismo mordi e fuggi produce anche questo.

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