Bambino nato Down: l’Usl di Portogruaro dovrà risarcire 500 mila euro

La madre aveva 20 anni e non era stata informata della possibilità di essere sottoposta a esami di indagini prenatali durante la gravidanza 
Un neonato
Un neonato

PORTOGRUARO. L’Usl 4 del Veneto orientale è stata condannata a risarcire 500 mila euro a una donna e al compagno residenti nel Portogruarese per omessa diagnosi di una malformazione genetica. All’epoca, era il 2009, la madre del nascituro aveva 20 anni e avrebbe dovuto essere informata, durante le prime fasi della gravidanza, delle possibilità di essere sottoposta a esami di indagine prenatale. Questo non è accaduto ed è stata privata di un suo diritto. Nel frattempo è nato il figlio, affetto da sindrome di down.

A disporre il risarcimento è stato il giudice Francesco Tonon, del Tribunale civile di Pordenone, che ha riconosciuto le responsabilità del primario di Ostetricia e Ginecologia dell’epoca. Dall’Usl 4 fanno sapere che “si prende atto della sentenza” e che “si valuterà compiutamente quanto deciso dai giudici in questi giorni”.

Gli avvocati Gianluca Liut e Ilaria Giraldo hanno promosso la causa civile ancora nel 2012, ricostruendo la vicenda. La gestante si era rivolta al primario in servizio a Portogruaro, e si era sottoposta agli esami ematochimici ed ecografici indicati dal medico. «Il professionista», riferiscono dallo studio legale, «si era però limitato a effettuare la translucenza nucale, omettendo di acquisire i necessari dati biochimici e di elaborarli insieme agli altri dati ecografici al fine di valutare il rischio calcolato di Trisomia 21, cioè la sindrome di down».

La consulenza tecnica disposta dal Tribunale di Pordenone venne affidata al professor Carlo Moreschi e al dottor Giovanni Del Frate, che hanno riconosciuto la colpa del medico. All’esito della causa civile, promossa dagli avvocati Liut e Giraldo, affiancati dai consulenti Bruno Brambati di Milano e Vincenzo Cara, è emerso che la giovane donna non era stata sottoposta agli esami di screening e alla diagnostica prenatale. La gestante, infatti, avrebbe dovuto essere informata della possibilità di sottoporsi a uno degli esami di indagine prenatale invasiva (amniocentesi, villocentesi), con i relativi rischi ma anche con i vantaggi di una diagnosi certa.

Il Tribunale ha accolto la domanda di risarcimento del danno per omessa informazione ed errore medico. «La fattispecie», scrive il giudice Tonon, «costituisce un caso paradigmatico di lesione di un diritto della persona, di rilievo costituzionale».

«La giovanissima mamma», concludono gli avvocati Liut e Giraldo, «ha subito una lesione della libertà di autodeterminazione a una procreazione cosciente e responsabile, derivandone la lesione del diritto di decidere, in piena coscienza e libertà, se portare a termine o meno la gravidanza». —


 

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