Bambino cade dalla finestra di casa

Un volo di 4 metri. Ha 8 anni, è ricoverato in prognosi riservata a Treviso. Ha riportato un forte trauma alla schiena

Cade da quattro metri e si salva. Protagonista un bambino di otto anni che ieri sera, intorno alle 20, a Castello si è sporto troppo dalla finestra della cucina della casa dove abita con i genitori ed è volato dal secondo piano. Ora si trova ricoverato in prognosi riservata all’ospedale di Treviso.

Ha riportato un trauma alla colonna vertebrale, ma non è in pericolo di vita. Dopo la caduta è sempre rimasto cosciente e lucido.

Mentre erano in casa all’improvviso i familiari hanno sentito un grido e un tonfo. Hanno chiamato il bambino che non ha risposto. Sono corsi alla finestra dove si era sporto e hanno visto il piccolo a terra in calle. In un attimo lo hanno raggiunto mentre qualcuno chiamava il 118. Il piccolo nonostante la caduta da quattro metri era cosciente e lucido e rispondeva alle domande. Si lamentava. In pochi minuti sono arrivati i sanitari del Suem, mentre la centrale del 118 chiedeva l’intervento dell’elicottero del Suem di Treviso, considerato il fatto che il medico sul posto aveva chiesto di trasportarlo al Ca’ Foncello. Una volta stabilizzate le condizioni e sistemato il piccolo sulla barella spinale con l’idroambulanza lo hanno accompagnato al Civile dove sulla piazzola c’era l’elicottero ad attenderlo. Quindi il ricovero all’ospedale di Treviso dove sono iniziati gli accertamenti. Quindi sono arrivati i familiari.

Il bambino è rimasto sempre lucido e quindi ha spiegato ai medici dove aveva dolori. Al momento del ricovero è entrato in codice giallo. Considerata la tenera età è ricoverato ora in prognosi riservata. Non è in pericolo di vita. Ora i medici devono valutare gli eventuali traumi alla schiena.

In serata sono stati avvisati, dai medici, i carabinieri. Si tratta di prassi in questi casi, anche se è chiaro che il piccolo è caduto da solo perché si era sporto troppo dalla finestra.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia