Ballottaggi, è resa dei conti Pdl-Lega: «Contarin non doveva candidarsi»
MESTRE. In piazza Indipendenza, una sua discussa creazione, è arrivata con il figlio per mano, poi l'assessore Nello Teso e il presidente di San Donà Servizi, Giuseppe Moretto. Francesca Zaccariotto non è tipa da buttarsi giù, anche se con lei finisce un'èra. Sarà un sindaco che, nel bene o nel male, passerà alla storia, per le sue scelte, le opere che ha lasciato. Assicura che sarà seduta sui banchi dell'opposizione, nelle file della lista Zaccariotto, con la quale è stata eletta, e non della Lega, suo partito. Forse anche lei annusa il vento. «I complimenti a chi vince si devono fare», commenta parlando dei problemi di Lega e centrodestra, «ora San Donà sarà guidata dal centrosinistra. È un momento triste, dopo dieci anni di amministrazione. Io credo il centrodestra stia pagando i suoi problemi interni, le rese dei conti. Invece bisogna parlare al territorio». Poi un'analisi del voto a San Donà. «Avevo detto cinque mesi fa a Contarin come sarebbero andate le cose», aggiunge, «che non era il momento che si candidasse. Ci voleva probabilmente una persona un po' fuori dall'ambiente, diciamo "vergine". Invece abbiamo assistito alle forzature del Pdl. Cereser è il sindaco, ma eletto da metà dei cittadini. Siamo curiosi di vedere come amministrerà con questa coalizione piena di contraddizioni e con uno come Leo che noi conosciamo bene».
Pienamente soddisfatto, e non potrebbe essere diversamente, è Michele Mognato, fresco deputato: «È indubbiamente un ottimo risultato», chiosa il segretario provinciale del Pd, «abbiamo riconfermato i sindaci a Martellago e San Stino e conquistato una città importante come San Donà. È un segnale di fiducia che gli elettori ci danno: un applauso va in primis ai candidati, ma non dobbiamo dimenticare tutti quelli che hanno lavorato duramente nel territorio per far capire la nostra linea. Il nostro modello ha funzionato sia a Martellago, dove il candidato è stato scelto dopo le elezioni primarie, e sia a Stino e San Donà, dove, invece, a determinare il candidato sono state le assemblee degli iscritti. In tutti i Comuni dove si è votato, e fra questi ci aggiungo Roma, Treviso e Brescia, il centrosinistra ha vinto alla grande, ora spetterà al Governo e al Parlamento, e quindi mi ci metto anch’io, dare delle risposte credibili alle amministrazioni locali. Il primo impulso dev’essere quello di modificare subito il Patto di stabilità».
Mario Dalla Tor, vicepresidente della Provincia, non ha difficoltà ad ammettere la sconfitta del centrodestra: «È una batosta e un arretramento sostanziale rispetto alle Politiche», analizza il coordinatore provinciale del Pdl, «certo, lo zoccolo duro resiste, ma questo risultato ci obbliga a ripensare alla coalizione con la Lega. Bisogna uscire dal recinto per parlare alla gente con argomenti che avvicino la gente di nuovo al centro moderato. Candidati sbagliati? «Non direi perché abbiamo perso dappertutto, ritengo, invece, che siamo stati penalizzati pesantemente dalla disaffezione alle urne, che colpisce sempre il nostro elettorato».
Guido Salvestroni, candidato del M5S a San Donà, batte anche lui sul tasto dolente dell’astensionismo: «Se nella nostra città», spiega l’esponente grillino, «ha votato quasi il 30% in meno rispetto alle Politiche, significa che molti italiani non credono più nello strumento della democrazia diretta. Noi siamo appena arrivati e, rispetto alle consultazioni nazionali, non potendo contare sull’effetto di Grillo, era fisiologico un arretramento. Non in queste dimensioni, però: molta gente, votandoci a febbraio, pensava forse che le cose a Roma sarebbero cambiate subito. Spetterà a noi ora farci conoscere meglio anche nel territorio».
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