Bagno in canale per festeggiare la laurea

Venezia. L'ultimo episodio venerdì notte, a dispetto della campagna "Respect Venice"
Bagno nudo in canale dopo la laurea
Bagno nudo in canale dopo la laurea

VENEZIA. Non ci sono sono solo i turisti che non conoscono l'inglese e sono a corta di buona educazione. A provare il brivido di fare il bagno in rii e canali veneziani, anche indigeni e studenti.

Come il giovane che venerdì notte dopo aver preso la laurea in piazza San Marco, vestito di tutto punto, ha voluto alleggerirsi del completo elegante e smaltire la felicità con un bagno in zona San Pantalon, a dispetto della  campagna del Comune di Venezia #enjoy respect Venice. Il ragazzo è stato immortalato mentre nuota in piena notte.

"Respect Venezia", guida per turisti responsabili

Dopo il tuffo "alla Dibiasi" dal parapetto di un ponte sulle Fondamenta di Ca' Bala (foto scattate da Daniele Bonomelli), giovedì nel tardo pomeriggio ignoti turisti inglesi hanno ben pensato di fare il bagno lungo il canale che costeggia la fondamenta San Lio e cambiarsi alla luce del sole. L'acqua, tra l'altro, non è proprio di fonte di montagna.

Venezia, il tuffo dal ponte di Rialto

di Manuela Pivato

Enjoy: divertitevi, anzi godetevela tutta. Piazza San Marco, i campi, le calli e, poichè è estate e fa caldo, anche l’acqua. Devono averla presa alla lettera, leggendo soltanto il primo invito, quello alla goduria, e sorvolando sul secondo, quello del rispetto - entrambi proiettati a caratteri cubitali sul campanile di San Marco la notte del Redentore - i turisti che anche pche ore fa hanno scambiato i ponti per un trampolino e i canali per una piscina.

All’indomani della pubblicazione delle regole basiche di buona educazione prodotta dall’amministrazione comunale, forse memori di cotanto #enjoy, moltiplicato dall’hashtag, un gruppo di ragazzi si è tolto la maglietta (prima infrazione), si è tuffato in canale (seconda infrazione) e ha intralciato la circolazione sostando sul ponte (terza infrazione).

Ignoriamo come sia finita la giornata ma è facile immaginare che dopo la corroborante nuotata tra i topi sia venuta voglia di mangiare qualcosa, presumibilmente per strada (quarta infrazione), che la carta di un panino sia stata inavvertitamente gettata a terra (quinta) e che qualche briciola sia finita avidamente nel becco di un colombo (sesta). Ecco allora che la baldanza di un semplice tuffo, dietro la Salute e in campo Santa Maria Formosa, si è trasformata nella compiuta applicazione di tutto ciò che non bisognerebbe fare a Venezia.

Un tempo c’erano i fulmini dell’ex assessore Augusto Salvadori, poi ci sono stati i volantini, i totem, gli avvisi sui vaporetti, i dèpliant negli alberghi. Ma i turisti, che già sembravano tanti, erano la pallida ombra rispetto alle masse di oggi che bivaccano nelle calli, attaccano i lucchetti, intralciano i ponti, lasciano le immondizie a terra, stramazzano sui gradini delle Procuratie e circolano a torso nudo. Un euro per ciascun divieto non rispettato da parte di ogni singolo turista (sono ormai 30 milioni l’anno) e il Comune appianerebbe i suoi conti. O forse bastava invertire la scritta sul campanile: prima respect e poi enjoy.

 

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