Badante ruba 300 mila euro a un giudice
Badante senza scrupoli ruba nell’abitazione di un giudice. La donna, di San Donà, ha tradito la fiducia di chi l’aveva aiutata offrendole un posto di lavoro. Un bottino, tra gioielli e denaro in contanti, che ha superato abbondantemente i 300 mila euro. La donna è stata infine scoperta e rinviata a giudizio. Vittima dei ripetuti furti e raggiri è un giudice molto conosciuto, la dottoressa Licia Consuelo Marino, già Gip, giudice per le indagini preliminari, a Venezia, da anni residente a San Donà, attualmente presidente della sezione penale presso il Tribunale di Pordenone. Una brutta storia che inizia nel 2013. Con la dottoressa Marino è stato coinvolto tutto il suo nucleo familiare, letteralmente depredato da una italianissima badante, regolarmente assunta per affrontare un difficile periodo, nel quale si erano concentrati ben tre interventi chirurgici che avevano coinvolto figlia e mamma del magistrato. La badante, Sonia Coldebella, di San Donà, si era dimostrata disponibilissima, pronta ad aiutare le donne. Peccato che, nel giro di un anno e mezzo, le famiglie Ferrario, ovvero la famiglia della mamma del magistrato, e Marino hanno subito ben cinque furti, tutti senza scasso, commessi a San Donà e Novara, dove vive la mamma del giudice, compreso lo svaligiamento di una cassaforte.
Abilissima nel gettare ombre sugli altri, tra cui anche una povera badante marocchina del tutto innocente ed estranea e persino la nipote della signora Ferrario, la badante italiana si è dimostrata così affezionata all’anziana novantenne da recarsi fino a Novara per aiutarla. Aveva invece utilizzato tali visite per completare la razzia, approfittando delle gravi infermità che affliggono una delle vittime, in sedia a rotelle, quasi sorda, gravemente malata di cancro e di cuore.
«È stato terribile», racconta la dottoressa Marino, «le avevamo dato fiducia, ci fidavamo di lei. E lei non ha avuto alcuno scrupolo, cercando di indirizzare su altri i nostri sospetti, creando tensioni in famiglia e soprattutto approfittando della malattia di un’anziana inerme e di un momento davvero molto duro per la concomitanza di quei vari interventi chirurgici che ci avevano messo in una condizione di difficoltà con la richiesta di aiuto e assistenza. La polizia di Jesolo ci ha aiutato davvero tanto e grazie a loro siamo riusciti a scoprire cosa fosse accaduto».
Grazie all'intenso lavoro della polizia di Stato di Jesolo, diretta da Giuseppe Cerni, e l'anticrimine, coordinata dal commissario Paolo Pinelli, è stata trovata già una parte dei gioielli rubati, purtroppo tutti fusi, venduti dalla Coldebella ad appena venti giorni dall'assunzione. Sono risaliti alla sua identità attraverso il percorso seguito nella vendita dei gioielli venduti e fusi.
I furti dall’inizio del 2013 a novembre 2014. Purtroppo nulla dell’ingente bottino, pari a circa 300.000 euro in gioielli e 23.000 in contanti, ha potuto essere recuperato. La badante è stata rinviata a giudizio e il processo penale è stato fissato per l'8 marzo 2016, mentre gli avvocati Franco e De Giudici hanno ottenuto il sequestro conservativo della casa della Coldebella.
Giovanni Cagnassi
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