Bacino San Marco, gondole in mezzo alla tempesta
VENEZIA. Gondole in mezzo alla tempesta. Onde, corrente, traffico impazzito. Nel piccolo bacino del Danieli, dove imbarcano le comitive di cinesi, il primo requisito richiesto ai gondolieri è l’equilibrio. Onde alte un metro si susseguono senza sosta. Sbattono sulle barche piene di turisti spaventati, le sballottano un bel po’. «Una situazione pazzesca, prima o poi succede qualcosa», si arrabbia Daniele D’Este, responsabile del traghetto, vicepresidente della categoria. Domenica c’erano vaporetti, taxi, motoscafi. Controlli zero, situazione pericolosa.
Adesso i gondolieri hanno deciso di dire basta. «Non ci interessa la protesta fine a se stessa», dice Aldo Reato, presidente della categoria, «vogliamo che tutti collaborino, per ottenere risultati. Al Giglio e al Molo è uguale...». «La situazione», dicono Reato e D’Este, peggiora. E anche gli accordi già sottoscritti non vengono rispettati. Un esempio? La posizione del traghetto fra i due doppi pontili Actv di San Zaccaria e Vittorio Emanuele è da sempre un problema. Per ovviare al pericolo gondolieri, Comune e Actv aveva firmato un protocollo d’intesa per chiedere ai piloti dei vaporetti di tenere al pontile la marcia indietro inserita invece della marcia avanti. Non è una differenza da poco, perché in questo modo la scia dell’elica non si propaga verso le gondole, ma in direzione opposta. Proprio quello che succede ai vicini pontili della Pietà. «Qui sembra di essere nelle rapide con i salmoni», scherza D’Este. Altro accordo mai rispettato, quello dei taxi. Con i nuovi controlli in Canal Grande sono pressanti sono aumentati i motoscafi del servizio pubblico non di linea che attraversano il bacino, spesso a forte velocità, e si dirigono verso il vicino rio della Pietà. Le onde arrivano dritte addosso alle gondole. «Anche qui abbiamo chiesto mille volte di passare al largo, di prevedere una corsia dedicata lontano da riva. Niente».
Infine, i controlli. I vigili urbani hanno due sole barche a disposizione ogni giorno. Fisse in Canal Grande, sotto il ponte di Rialto e alla Ferrovia. In Bacino non si vede nessuno. Niente carabinieri, Finanza, Capitaneria. Niente telelaser. «Eppure», sorride Reato, «proprio i gondolieri avevano contribuito qualche anno fa al restauro di uno strumento, mai visto operare». Moto ondoso in continuo aumento, e pericolo in agguato. Anche l’altro giorno una gondola carica di turisti stranieri ha imbarcato acqua. Un taxi sballottato dalle onde, sabato mattina, ha preso in pieno un’onda di un collega bagnando i clienti a bordo. Il bacino San Marco è diventato un luogo pericoloso. Off limits per le barche tradizionali, a motore o a remi che siano.
Che fare? C’è chi invoca soluzioni drastiche. Taglio del numero di mezzi circolanti, velocità minime. Reato cerca il dialogo: «Le regole ci sono già», dice, «basterebbe farle rispettare. Ma se non ci sono controlli, ognuno fa quello che vuole. Chiediamo al nuovo sindaco di venire a vedere come lavorano a San Marco i gondolieri. Non è possibile andare avanti così, aumenta il rischio per le persone, ma anche per le rive di questa città. Bisogna intervenire». Negli ultimi tempi invece la sorveglianza è venuta meno. Il Piano del traffico non è mai stato aggiornato, il rio delle Galeazze resta chiuso. E i motoscafi aumentano, insieme alle onde.
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