Baby ladri rubavano biciclette e le vendevano su Facebook
MESTRE. Tre minorenni rubano biciclette da una piazza in un centro della Riviera del Brenta, cercano di venderle, ma, all’appuntamento, si trovano davanti i carabinieri, che li fermano. Ora, dopo anni di udienze pianti e ramanzine dei genitori, giovedì scorso agli ex quindicenni il Tribunale dei minori di Venezia ha dato il perdono giudiziale, un provvedimento che di fatto “grazia” i ragazzi dall’emissione della condanna e della pena anche in considerazione della maturazione comportamentale avuta dai tre in questi ultimi anni.
Tutto era accaduto circa tre anni fa quando i giovani un quattordicenne, un quindicenne e un sedicenne, amici e studenti alle scuole superiori, hanno avuto la bella idea di trasformarsi in ladri organizzati. Di sera si sono recati nella piazza del paese e hanno tagliato le catene con cui erano bloccate due costose bici. A quel punto, le bici i tre le hanno nascoste nel garage di casa di uno del gruppo. Nei giorni successivi hanno cercato di vendere le biciclette online e hanno pubblicato un annuncio che non è passato inosservato al proprietario di una delle due bici: subito contattati i carabinieri. La bicicletta, messa in vendita a 200 euro, a prezzo, per così dire stracciato, era proprio la sua. Non c’erano dubbi, la foto lo dimostrava e lo attestava anche la descrizione della stessa nella denuncia per furto contro ignoti fatta la mattina dopo la sottrazione ai carabinieri. I tre ragazzini, nell’annuncio online sul sito specializzato in acquisti e vendite di cose usate, chiedevano di essere pagati in contanti e avevano lasciato anche un cellulare per essere contattati.
I carabinieri hanno subito capito che si trattava o di ricettatori o di ladri. I tre minorenni, incensurati, si sono presentati baldanzosi all’appuntamento, ma i finti acquirenti erano invece carabinieri che li hanno invitati a seguirli in caserma. Le biciclette sono state recuperate e restituite dagli stessi ai legittimi proprietari. Il mondo ai tre minorenni è caduto addosso in quel momento. Pianti davanti ai carabinieri e ramanzine dei genitori a non finire. Si sono resi conto ancor di più di averla fatta grossa quando sono stati incriminati per furto e ricettazione e sono stati spediti a processo.
«In tutti questi anni però», spiega Emanuele Compagno l’avvocato di uno dei tre minori, «questi giovani si sono resi contro di aver fatto una grossa cavolata. A loro favore ha giocato il fatto che, oltre a essere incensurati e la non gravità del reato, hanno avuto negli anni successivi una condotta esemplare».
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