Baby gang, due anni e 8 mesi al “capo”
Già a processo davanti al Tribunale per i minori la banda di ragazzini che nell’autunno dello scorso anno, tra novembre e dicembre, aveva terrorizzato e aggredito i bengalesi che gestiscono alcuni negozi in via Rinascita a Marghera. Rapina, violenza privata, lesioni, minacce e danneggiamenti aggravati dall’odio razziale i reati contestati a una ventina di giovanissimi, alcuni addirittura con meno di 14 anni, altri 17enni all’epoca e ora maggiorenni. Soltanto uno, C.D.R., ritenuto il capo della banda, è stato condannato, a due anni e otto mesi di reclusione, mentre altri due, M.S. e R.R.O., difesi dagli avvocati Roberta Sorrentino, Matteo D’Angelo e Ombretta Mazzariol, sono stati assolti per non aver commesso il fatto dal giudice dell’udienza preliminare.
Dei venti ragazzi inizialmente indagati la posizione di una decina di loro è stata stralciata e probabilmente verrà archiviata perché non imputabili a causa dell’età inferiore ai 14 anni o per insufficienza delle prove. Per gli altri dieci la Procura presso il Tribunale dei minori aveva emesso il decreto per il giudizio immediato e tre di loro hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato, due sono stati assolti e il terzo condannato, usufruendo dello sconto di una terzo sulla pena come prevede il codice.
Un quarto imputato ha scelto di affrontare il processo in aula, mentre altri sei hanno avviato il percorso della messa in prova. Per i minori, in questo caso, è prevista la sospensione del procedimento e alla fine del percorso che prevede un lavoro socialmente utile l’estinzione del reato.
«È la fine di un incubo per M.», dichiara l’avvocato D'Angelo, «si tratta di un giovane studente tirato in ballo per errore da confuse testimonianze che, nonostante l'evidente contraddittorietà e senza alcun riscontro, avevano portato la polizia addirittura a chiedere al pm di valutare l'opportunità di richiedere l'emissione di una misura restrittiva ai sui danni, richiesta fortunatamente non accolta, ma che, comunque, ha portato la posizione di M. a rimanere sempre in “evidenza” e a non essere stralciata fin da subito, al momento della chiusura delle indagini, come è stato per quella di altri suoi coetanei. Ora, con l'assoluzione, è stata ristabilita la verità».
Erano tutti di Marghera i giovanissimi della banda che, per almeno tre settimane, avevano preso di mira i negozi di via Rinascita gestiti da un gruppo di bengalesi. Entravano nel negozio e, quando andava bene, prendevano solo birra e patatine senza pagare. Quando erano su di giri diventavano violenti, minacciavano, buttavano all'aria quanto trovato e urlavano frasi razziste. Una sera l'episodio più violento: erano entrati in uno dei negozi, avevano preso un coltello da macellaio e minacciato il titolare. Prima di andarsene avevano spaccato una bottiglia in testa a uno dei bengalesi presenti. I titolari dei due negozi di generi alimentari e frutta (uno ha annesso anche una macelleria) avevano addirittura paura di uscire di sera con le proprie moglie e sorelle, avevano paura per i loro bambini.
Giorgio Cecchetti
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