Baby gang, 150 ragazzi a rischio Don Lio: «Mi hanno sfidato»

Le parrocchie di Marghera sono diventate ammortizzatori sociali contro devianza giovanile e degrado Don Luca: servirebbero più operatori di strada. Don Nandino: non isoliamo i figli degli stranieri
LAZZARINI MARGHERA 09/06/2007 Inaugurazione nuova P.zza San Antonio..© Bertolin M.
LAZZARINI MARGHERA 09/06/2007 Inaugurazione nuova P.zza San Antonio..© Bertolin M.

MARGHERA. Le parrocchie di Marghera in prima linea per combattere le baby gang. A prendere posizione dopo l’esplosione del fenomeno nelle scorse settimane sono i parroci, che da anni con la loro azione sono una sorta di ammortizzatore sociale alla devianza giovanile e al degrado in un quartiere da sempre difficile. Sono quasi 150 i ragazzi a rischio monitorati costantemente sia dai parroci di tre parrocchie, che dagli educatori a loro legati.

«Da tempo», spiega don Luca Biancafior, parroco della chiesa di Gesù Lavoratore che si trova in via Fratelli Bandiera, «mettiamo in campo politiche sociali anche per arrivare dove non arrivano i servizi sociali. La realtà del rione di Ca’ Emiliani, cioè di Marghera sud, propone i problemi di immigrazione uniti a una fragilità storica delle famiglie residenti. Famiglie con genitori che non riescono a fare il proprio dovere, genitori che non si assumono responsabilità e che cadono dalle nuvole nel momento in cui i figli vengono scoperti a combinarne di tutti i colori. A qualche genitore che mi chiedeva aiuto per far cambiare strada al proprio figlio ho consigliato di portarlo in una comunità-famiglia».

Don Luca con le attività di Grest in estate e del patronato in tutto il periodo dell’anno grazie a tanti catechisti e volontari, riesce a monitorare quasi un’ottantina di ragazzi a rischio. «Alcuni ragazzi», dice, «si ritrovano in branco perché in questo modo si sentono forti e riescono a trovare una identità anche se nel modo sbagliato. Anche la crisi economica ha influito. Servirebbero più operatori di strada e assistenti sociali».

Anche don Lio Gasparotto, parroco della chiesa della Madonna della Salute in via Trieste nel rione di Catene vede il problema: «Ci sono certe parti del territorio come via del Bosco dov’è difficile capire cosa succede, con gang che neanche i servizi sociali sanno monitorare. Qui a Catene sono una cinquantina i ragazzi difficili che teniamo d’occhio. Tante baby gang cercano la sfida: un gruppo di ragazzini in bicicletta due giorni fa solo vedendomi camminare sul marciapiede mi ha sfiorato apposta correndo a tutta velocità per vedere che effetto faceva».

Don Nandino Capovilla, parroco alla comunità della Cita vive una realtà ancora diversa: «Qui il problema è cercare di non isolare i tanti ragazzi stranieri che rappresentano la maggioranza della popolazione nel quartiere. Va evitato che si creino dei quartieri-ghetto lasciando queste persone chiuse nelle loro comunità di provenienza».

Anche la parrocchia di Sant’ Antonio gestita da padre Roberto Benvenuto è un punto di riferimento per tanti giovani del quartiere anche se proprio sotto il porticato della chiesa qualche settimana fa giovani delinquenti hanno aggredito un senzatetto.

Alessandro Abbadir

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