Baby calciatori di Jesolo e Musile fatti sloggiare dagli ultras a Udine

I ragazzini, oltre un centinaio, erano stati invitati allo stadio friulano per la partita con il Napoli ma i supporter campani li hanno costretti a spostarsi. Gli accompagnatori: «Un brutto esempio» 
JESOLO. Gli ultras del Napoli fanno sloggiare i bambini del calcio Jesolo e del Musile invitati dall’Udinese alla partita di domenica scorsa. Genitori e accompagnatori dei circa 200 ragazzini delle scuole calcio del territorio, tra i quali una cinquantina di Jesolo e una sessantina di Musile, erano stati invitati allo stadio per la partita tra le più attese del campionato in Friuli. L’Udinese calcio ha invitato precisamente i bambini del calcio Jesolo e quelli del Musile, scuole affiliate al calcio Udinese. I bambini erano seduti ai loro posti, quando è iniziata la partita al suono del fischietto dell’arbitro. I piccoli erano in curva, già piuttosto vicini alla vivace tifoseria degli ultras napoletani, suscitando da subito qualche perplessità nella scelta dei posti.


Circa 10 minuti dopo l’inizio del match, sono entrati nel settore riservato ai baby calciatori, 25 tifosi del Napoli che si sono piazzati in piedi, proprio davanti ai ragazzini e ai loro accompagnatori. Questi ultimi si sono lamentati subito con gli steward che di fatto, impotenti, hanno allargato le braccia. Non si poteva fare altrimenti. I realtà la polizia e gli steward hanno chiesto più volte agli ultras di spostarsi, spiegando loro con le buone che non potevano restare là. Ma i tifosi partenopei sono rimasti al loro posto, a gridare e inneggiare ai loro beniamini in campo. La decisione presa da polizia e steward è stata dunque di spostare tutti i bambini spaventati per lasciare lo spazio loro riservato ai tifosi.


«Non è certo stato un bell’esempio», hanno commentato alcuni genitori e accompagnatori, «hanno trasmesso un pessimo messaggio a questi bambini. 25 ultras se ne sono altamente fregati delle regole, affrontando le forze dell’ordine e decidendo di rovinare una domenica di calcio a tutti noi». Lo sfogo ha fatto il giro del web e a Jesolo, anche ieri, tanti hanno commentato l’accaduto esterrefatti.


La stessa società del calcio Jesolo con il presidente Giorgio Trevisiol, ha chiesto spiegazioni e segnalato la brutta avventura. Già arrivate le scuse dell’Udinese, ma il presidente Trevisiol si è rammaricato per quanto accaduto, sperando che non si ripeta per non turbare i ragazzini. «È stato terribile», ha commentato Trevisiol, «non sappiamo di chi sia la responsabilità, ma quei 25 erano pericolosi e non potevano stare con i ragazzini di 10 anni, ci sono stati tafferugli in precedenza e poliziotti feriti».


Tra i presenti le immagini sono ancora forti in mente. «Le cose sono iniziate subito male», ricorda ancora un genitore, «perché la vicinanza con gli ultras napoletani ci ha messo in allarme immediatamente. Dei bambini non possono essere messi vicini a una tifoseria completamente diversa, anche se non c’è stata storia nella partita e il Napoli ha vinto come pronosticato. Nonostante le cose andassero al meglio per i napoletani, poi ce li siamo trovati davanti e allora sono iniziate le tensioni. Abbiamo cercato di parlare, ma alla fine ce ne siamo dovuti andare via noi».


Per Jesolo lo stadio dell’Udinese non è tanto fortunato. Alcuni anni fa in occasione di Udinese-Juventus, lo jesolano Fabio Visentin, consigliere comunale tifoso juventino, fu colpito mentre scendeva le scale, da un ultras con un pugno al volto che ha rischiato di fargli perdere la vista. La sua colpa era quella di indossare una sciarpa bianconera. Nonostante le denunce e indagini l’aggressore non è mai stato trovato.


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