Babbo Natale abbandona Caorle «Non mi vogliono»

Giovanni Lucchetta è volontario in città da 40 anni «Il Comune rifiuta di utilizzare le mie luminarie»
Di Gemma Canzoneri

CAORLE. «Io, Babbo Natale da quarant’anni, lascio Caorle per chi sa apprezzare di più il volontariato».

Raggiunto per conoscere gli appuntamenti di beneficenza e il suo operato in vista del Natale, Babbo Natale di Caorle, al secolo Giovanni Lucchetta, quest’anno ha deciso di non tacere il suo dissenso e la sua delusione sul trattamento che la città di Caorle negli ultimi anni sta manifestando nei suo confronti e nei confronti della sua Associazione Amici di Babbo Natale.

Da sempre simbolo di altruismo e carità, questa singolare figura ha mosso i suoi primi passi nel mondo del volontariato a 18 anni quando indossò per la prima volta i panni di Babbo Natale.

L’idea nacque in lui dopo che, da bambino, vide Papa Giovanni XXIII visitare i malati negli ospedali durante il periodo natalizio per donare loro una parola di conforto, una carezza e un sorriso.

Da allora la volontà di imitare questo gesto di carità cristiana l’ha portato ovunque, soprattutto negli ospedali del Nord Italia, dove giungeva rigorosamente vestito di rosso, con tanto di slitta colma di regali fatti artigianalmente da lui e dai suoi aiutanti, con, al suo fianco, il fedele San Bernardo tanto amato dai piccoli degenti. Negli anni ha realizzato centinaia di luminarie natalizie, statue di gesso raffiguranti la natività, lavori di ogni genere, che ha donato alla città di Caorle e ai maggiori ospedali oncologici d’Italia, specialmente al Cro di Aviano.

Proprio verso quest’ultimo i suoi massimi sforzi si sono sempre concentrati e, infatti, attraverso la vendita di queste decorazioni natalizie e soprattutto attraverso l’annuale Lucciolata di Natale, ha raccolto e donato fondi in favore della Via di Natale, alloggio per i parenti dei malati, spesso bambini, ricoverati nel reparto oncologico di Aviano.

«La Lucciolata a Caorle non si tiene più da qualche anno, ormai», racconta Giovanni. «Il Comune rifiuta di utilizzare le luminarie da me realizzate e donate alla città perché pare consumino troppa corrente, l’unica ancora utilizzata è quella eretta in via Gallini, nascosta e penzolante. Gli Amici di Babbo Natale non hanno più un luogo in cui ritrovarsi per realizzare i lavoretti di Natale perché il Comune ha deciso di riprendersi il capannone offerto all’associazione con la scusante che «mancano spazi di magazzino».

Tutto ciò ha allontanato gli associati e quindi ora sono rimasto solo. Ma ciò non mi demoralizza, io continuerò a fare del volontariato, a donare e illuminare il Natale, ma lo farò altrove, dove mi aspettano a braccia aperte, dove il Natale significa ancora carità e amore. Babbo Natale lascia Caorle con dispiacere, ma non merita più il mio sforzo e il mio entusiasmo».

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