Azienda veneziana fornisce le stoffe per il restauro del Bolshoi

La storica azienda Rubelli ha contribuito al restauro del teatro di Mosca, che è stato riaperto da pochi giorni

VENEZIA. Il «nuovo» Bolshoi vestito dalle stoffe veneziane di Rubelli. E’ stato inaugurato pochi giorni fa - il 28 ottobre - dopo sei anni di costosissimi restauri (la sola progettazione è costata sedici volte più del previsto), lo storico teatro di Mosca, tempio della musica e del balletto, progressivamente decaduto e ormai fatiscente.

Il Bolshoi era l’orgoglio degli zar prima di essere rovinato dalla Rivoluzione - con falci e martelli al posto dei vecchi stemmi imperiali - e dal tempo, oltre che a vedere la sua leggendaria acustica peggiorata dalla vicinanza con la metropolitana.

E protagonista dell’intervento è stata anche la storica azienda veneziana di tessuti per teatri, musei e palazzi storici, le cui stoffe ornano già, tra gli altri, la Fenice di Venezia, la Scala di Milano, il San Carlo di Napoli, il Petruzzelli di Bari. Ma anche alberghi di lusso come il Gritti a Venezia, ora in via di ristrutturazione.

Un lavoro durato oltre quattro anni quello compiuto da Rubelli per inviare a Mosca oltre 12 mila metri di tessuti - lavorati nella propria tessitura di Cucciago, vicino Como - tra damaschi, lampassi preziosi, broccatelli, velluti e tessuti tecnici.

L’azienda veneziana ha iniziato a lavorare per il progetto per il Bolshoi già nel 2007, in una prima faee per i palchi, i partati e le tende e poi per l’imponente sipario principale del teatro, a cui se ne sono aggiunti altri. Per mantenere la preziosità del sipario originale, la tessitura Rubelli ha utilizzato 5400 chilogrammi di filato d’oro puro perché il tessuto originale era appunto in seta e fili d’oro zecchino.

Il disegno originario presentava elementi tipici dell’iconografia sovietica: le spighe di grano, la falce e il martello, la stella a cinque punte e la scritta in cirillico CCCP, equivalente a Urss, ossia a Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Sulla base del nuovo disegno artistico fornito dalla direzione del Bolshoi, questi elementi sono stati sostituiti con l’aquila imperiale zarista bicipite, San Giorgio con il drago e la scritta RUSSIA, naturalmente in cirillico. La Rubelli ha anche altri due sipari, che hanno richiesto due anni di impegno tra realizzazione del disegno, scelta e ricerca dei filati e approvazione dei prototipi da parte dei committenti russi per arrivare poi alla realizzazione vera e propria.

Ma la storica azienda di tessuti veneziani ha curato anche i rivestimenti di palchi (per le colonne laterali e le balaustre), parati e tende. In un momento economicamente difficile, la Rubelli – pur avendo portato la produzione oltre laguna - è una delle poche aziende veneziane che continuano a “tirare”, al di là della monocultura turistica, con un giro d’affari che per l’80 per cento riguarda il mercato estero e si attestato nel 2010 intorno ai 65 milioni di euro.

Il titolare Nicolò Favaretto Rubelli ha già dichiarato che nel 2011 l’azienda sarebbe in crescita di circa il 10 per cento rispetto all’anno precedente e proprio in Russia, Bolshoi a parte, registrebbe un aumento di circa il 50 per cento delle commesse nel solo settore residenziale.

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