Azienda svaligiata. «Basta, me ne vado»
Sono entrati verso le 3 della notte, scardinando la porta principale d’ingresso, e facendo razzia di tutto: computer, livelle laser, altri attrezzi del mestiere come un avvitatore e un demolitore, oltre a 1.800 euro in contanti, contenuti in un cassetto, gli acconti degli stipendi per i dipendenti della Gem Restauri.
È stato il proprietario dell’azienda edile, Stefano Bevilacqua, a fare l’amara scoperta ieri mattina poco dopo le 6 quando si è presentato nella sede della Gem, in via Ospedale 47, nei pressi della nota pizzeria Sottovoce. La rabbia per il saccheggio subìto è tanta, e il titolare della ditta la sfoga così: «Basta, me vado. È il secondo furto in quattro anni che sono qui in via Ospedale. Non posso andare avanti così, ho due dipendenti, un ragazzo che mi aiuta in giro per i cantieri, questa è ormai una situazione di sicurezza, comincerò a cercare un posto in una zona più centrale». Il primo furto cui fa riferimento Bevilacqua risale al 2010, a quando cioè aveva deciso di trasferire la sede dell’attività in via Ospedale. «In quell’occasione», ricorda l’imprenditore, «erano entrati dalla finestra sul retro, segando le sbarre. Questa volta invece sono entrati dalla porta principale».
Mercoledì sera Bevilacqua era rimasto in ufficio fino alle 23, poi ieri mattina si è presentato alle 6, facendo l’amara scoperta. Sul posto è intervenuta anche la polizia scientifica, che però non avrebbe riscontrato impronte, segno che i ladri avrebbero lavorato con i guanti. Una banda composta almeno da tre persone, perché tre sono le persone riprese dalle telecamere di sorveglianza di uno studio legale che si trova a due passi dalla sede dell’impresa edile. Il gruppo sarebbe stato formato da due uomini, piuttosto robusti, e una donna, e tutti e tre avrebbero agito a volto coperto. Ieri pomeriggio Bevilacqua era nel suo studio a fare l’inventario delle cose sparite, e allo stesso tempo a cercare di continuare il lavoro di tutti i giorni. Con una certezza: «Da qui me ne vado perché non ce la faccio più». Il bottino è di circa 10 mila euro, oltre ai danni alla porta d’ingresso divelta probabilmente con un piede di porco e un cacciavite di quelli lunghi. Ma a protestare non è solo il titolare dell’azienda, ma anche i residenti nella zona che - spiegano - pagano la vicinanza dell’ex ospedale Umberto I, dove nei giorni scorsi gli spacciatori, dopo aver spaccato le finestre che erano state murate, sono tornati a fare il bello e il brutto tempo. «Non ce la facciamo più», dice una residente, «ci guardano dalle finestre e ci minacciano, viviamo con il terrore».
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