Avvocato e immobiliarista accusati di circonvenzione

DOLO. Sotto processo per concorso in circonvenzione di persona incapace c’è finito anche un giovane legale con studio a Dolo, il 41enne avvocato padovano Dennis Cogo. Il giudice veneziano Massimo Vicinanza ne ha disposto il rinvio a giudizio assieme ad un altro imputato dello stesso reato, il 65enne agente immobiliare di Camponogara Orlandino Zilio: ieri, il giudice monocratico di Venezia Enrico Ciampaglia ha rinviato l’udienza al prossimo 19 settembre, dopo aver ammesso le prove sia dell’accusa sia della difesa. A condurre le indagini era stata il pubblico ministero Paola Tonini.
Stando alle accuse, i due avrebbero approfittato delle ridotte capacità psichiche di un ex commerciante di Dolo, C.B., inducendolo a sottoscrivere un mandato di vendita, nominando suo procuratore speciale l’agente immobiliare Zilio. Quest’ultimo avrebbe venduto la sua parte, cioè la metà dell’intera proprietà, di un condominio in via Arino e di un terreno nel comune di Fossò. Dalla vendita Zilio ne avrebbe ricavato 108 mila euro e, per riuscire nell’intento, avrebbe usufruito dell’aiuto dell’avvocato Cogo, che all’epoca dei passaggi di proprietà - i fatti si sono svolti dal 7 aprile al 6 giugno 2008 - era l’avvocato che si occupava degli interessi di C.B., era il legale che avrebbe dovuto difendere gli interessi del suoi cliente e non l’avrebbe fatto, almeno stando alle accuse, tanto che gli è stato contestato anche l’aggravante dell’abuso di prestazione d’opera, oltre a quella - contestata ad entrambi gli imputati - di aver cagionato alla parte offesa un danno patrimoniale di rilevante gravità.
I parenti dell’ex commerciante, un tempo gestiva locali pubblici a Dolo, si sono costituiti parte civile nel processo iniziato ieri con l’avvocato Andrea Franco.
Il reato di circonvenzione di incapace è punito con una pena pesante dal codice penale, una pena che va da un minimo di due anni di reclusione ad un massimo di sei.
È evidente, comunque, che entrambi gli imputati, essendo incensurati, non rischiano certo la pena massima, nel caso venissero dichiarati responsabili dell’accusa per la quale in giudice dell’udienza preliminare li ha rinviati a giudizio davanti al magistrato monocratico.
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