Avvocato a processo con l’accusa di truffa
CHIOGGIA. Avvocato imputato per truffa continuata e aggravata in quanto avvenuta con abuso del rapporto di mandato e fiduciario: è la gravissima accusa che ha spedito F.P., un legale con studio a Padova, 66 anni, ora in pensione, davanti al giudice monocratico di Padova, Sara Ballarin. A denunciarlo un ex cliente di Chioggia, L. B., 32 anni, che si è costituito parte civile con l’avvocato Daniele Grasso. Secondo la contestazionE, il legale avrebbe omesso di informare il cliente in merito al reale andamento della causa di risarcimento in seguito a un incidente stradale e ai pagamenti effettuati dalla compagnia assicuratrice della controparte: prima si sarebbe trattenuto 50 mila euro su un anticipo incassato di 80 mila, poi altri 41.645,15 (della somma liquidata con sentenza del giudice civile) a titolo di onorari e compensi. L’udienza di ieri è slittata al prossimo 22 luglio. Il motivo? Sono in corso trattative economiche fra le parti per un ristoro del danno. In aula, comunque, il legale si difende e respinge ogni accusa.
È nel giugno 2010 quando il giovane si presenta nella stazione di Sottomarina dei carabinieri per denunciare il suo ormai ex legale. L.B era stato protagonista di un incidente mentre viaggiava in sella al suo ciclomotore il 15 giugno 2003: gravi le conseguenze sul piano fisico. Un amico di famiglia aveva consigliato il ragazzo e i suoi genitori di rivolgersi al legale padovano, specialista nel settore dell’infortunistica stradale: il compenso che percepiva era intorno al 10-11% rispetto alla somma che l’assicurazione liquidava. «Dopo un paio di mesi dal primo incontro mi recai nello studio del legale e firmai dei documenti, alcuni dei quali con fogli in bianco... Tra quelli vi era una procura che serviva all’avvocato per avviare una causa civile nei confronti dell’assicurazione della controparte» si legge nella querela. Nel maggio 2004 la prima consegna di un assegno di 30 mila euro da parte dell’avvocato F.P. al cliente, come acconto per le spese sostenute dall’infortunato. Nel 2008 il legale torna a rifarsi vivo pretendendo un compenso maggiore del 20-25% con la scusa di una maggiorazione delle tariffe in materia infortunistica. Qualche tempo dopo F.P. va in pensione e la causa è ereditata da un collega: da quest’ultimo il ragazzo infortunato viene a sapere che l’acconto liquidato inizialmente dalla controparte non ammontava ai 30 mila euro incassati, ma era pari a 80 mila euro. Alla fine il giudice civile aveva liquidato 121 mila euro totali alla vittima dell’incidente. Tuttavia a quest’ultimo il legale avrebbe trasferito solo 30 mila euro.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia