Auto in panne, "prigioniere" nel ferry tra Venezia e Lido

La batteria elettrica era scarica, madre e figlia costrette a restare al gelo per tre ore. «Il personale è stato gentilissimo»

Si scarica la batteria dell’auto e in due restano bloccate in ferry boat per oltre tre ore senza poter scendere dal veicolo. Una vera odissea quella vissuta ieri mattina da una madre lidense e da sua figlia. Erano salite a bordo del ferry boat Marco Polo poco prima delle 9 per recarsi a Mirano, dove la ragazza doveva disputare una partita di pallavolo. Invece solo alle 12.10 sono riuscite a sbarcare di nuovo al Lido anziché al Tronchetto. Colpa della batteria dell’auto finita ko. Il mezzo era stato fatto parcheggiare dai marinai su una delle due rampe interne del ferry boat. Fin lì tutto regolare. La signora sarebbe dovuta sbarcare al terminal del Tronchetto dopo circa mezzora. Peccato che la batteria scarica non abbia permesso il successivo avviamento dell’auto. Essendo un mezzo ibrido (elettrico-benzina), questo particolare modello non dava la possibilità di spingerlo per farlo scendere dal traghetto. Per ripartire serviva uno strumento particolare per riaccendere il motore, però Actv non ce l’aveva a bordo. Così si è reso necessario l’intervento di un meccanico o dell’assistenza privata, e nell’attesa che ciò potesse avvenire, madre e figlia sono rimaste a bordo per oltre tre ore viaggiando attraverso la laguna per due volte in andata e ritorno. «Tengo a precisare», racconta la signora Giulia, «il personale del ferry boat è stato davvero gentile con noi. Ci hanno dato il numero per poter chiedere l’intervento dell’assistenza privata e il comandante più volte è sceso per sincerarsi della nostra situazione e informarsi sulla possibilità di ricevere assistenza a terra. Anche perché stavamo occupando la rampa e non c’erano altre soluzioni».

Ma l’auto bloccata aveva anche un altro problema: essendo piuttosto larga, occupava quasi tutto lo spazio della rampa da una balaustra all’altra, cosicché madre e figlia non avevano la possibilità di scendere dalla vettura, andare al bagno o al bar riscaldato al piano superiore. E sono state costrette nel frattempo a rimanere chiuse in auto senza riscaldamento mentre fuori la temperatura era sotto lo zero. «L’assistenza privata doveva arrivare al Tronchetto ma così non è stato», prosegue la signora Giulia. «Siamo quindi arrivate di nuovo al Lido e alle 12.10 siamo riuscite a scendere in retromarcia e con l’aiuto di un meccanico. Speriamo non ci facciano pagare le tre corse fatte in più. La scorsa estate a mio marito era successa la stessa cosa, ma almeno era riuscito a scendere dall’auto, e le corse erano state messe in conto».

Simone Bianchi

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