Auchan, stop agli integrativi «In arrivo tagli per i lavoratori»

Stevanin (Fisascat-Cisl) lancia l’allarme: «L’azienda non vuole più pagare la malattia al 100%, le pause di lavoro e i premi». In ansia 470 dipendenti, dopo i licenziamenti previsti al Carrefour
Di Marta Artico

«Malattia non più retribuita al 100 per cento, pause di lavoro non pagate, premi di produzione annullati». È quanto, secondo i sindacati, avrebbe in mente di fare l’ipermercato Auchan, che sta trattando a livello nazionale. L’allarme è stato lanciato ieri da Andrea Stevanin di Fisascat Cisl, che si dice assai preoccupato per la piega che sta prendendo la situazione a livello territoriale. «Oggi (ieri, ndr) avremmo dovuto avere un incontro con l’azienda per discutere dell’eventuale solidarietà», spiega, «che finora non abbiamo utilizzato, perché per fortuna non ce ne è stato bisogno: è stata in un primo tempo aperta, ma non è stata usata ed è stata chiusa. L’azienda ha annullato l’incontro perché Auchan, a livello nazionale, sta disdettando i contratti di integrazione. In sostanza, ciò significa che se i dipendenti stanno in malattia, non verranno più pagati al 100 per cento ma al 75 per cento, significa che non saranno più presi in considerazione i premi legati alla presenza, alla produttività e non verranno più pagare le pause».

Continua: «In questo modo la flessibilità la farà da padrona. L’azienda, inoltre, chiede di non erogare più la quattordicesima. Su questo punto riteniamo che non ci siano gli estremi, che cioè Auchan non possa farlo, mentre per il resto si tratta di contratti integrativi, perciò dal primo luglio i lavoratori potrebbero trovarsi in questa situazione. A Mestre lavorano 470 persone, anche se molti sono part time, per il 90 per cento donne». Aggiunge Stevanin: «L’azienda ha spiegato che è impegnata in questo senso a livello nazionale, pertanto non serve discutere a livello locale. Non capiamo però, se ci sono problemi legati al calo delle vendite e alla gestione del personale, perché cambiare strategia».

Chiarisce: «L’obiettivo è quello di ridurre il costo del lavoro in tutta Italia, oppure andarsene come ha fatto il Billa, per abbattere i costi. Ma quello che è più preoccupante per noi, è il contesto: ci sono troppi centri commerciali, troppi ipermercati, troppa offerta e le tasche sono quelle che sono. La grande distribuzione nell’area veneziana è in forte crisi di vendita come dimostra anche la situazione del Carrefour, e questo è un problema da gestire onde evitare di trovarci nei prossimi mesi con le catene che hanno venduto e se ne sono andate all’estero, o con i lavoratori in cassa integrazione».

Solo il giorno prima l’ipermercato Carrefour, ha annunciato ai sindacati la volontà di mettere in mobilità 52 persone, motivando l’esubero e dunque il taglio del personale in eccesso all’interno del proprio punto vendita sulla scorta della crisi economica: meno clienti, scontrino medio in picchiata, vendite in diminuzione. Tanto che Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs Uil, si sono opposte e hanno rilanciato con il contratto di solidarietà.

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