«Attimi terribili ma siamo pronti a tornare a Boston»
«Ora siamo pronti per Tokyo 2014». Scherza, ma non troppo Gianni Bonaccorsi, uno dei venti runner del Venicemarathon team, che lunedì ha partecipato alla 117ª maratona di Boston e vissuto quei terribili attimi del doppio scoppio alla finish line.
La delegazione veneziana, guidata da Roberto Soggiu, è arrivata ieri mattina alle 11 con un volo Klm, proveniente da Amsterdam. I volti dei maratoneti non sono per nulla tirati: «È ovvio che non dimenticheremo quei momenti», continua Bonaccorsi, che ha partecipato alla manifestazione assieme al figlio Nicolò, «ma, se ci fosse l’occasione di tornare a Boston, non mi tirerei certo indietro. Siamo uomini di sport e non vogliamo darla vinta a qualche imbecille. Eravamo a pochi metri dall’arrivo e abbiamo sentito, in rapida successione, i due botti. In un primo momento abbiamo pensato a qualcuno che si era suicidato, facendosi scoppiare in casa, ma, poi, quando abbiamo visto la polizia in formato anti sommossa, ci siamo subito resi conto che era successo qualcosa di molto più grave».
«Ci siamo tranquillizzati», spiega il figlio Nicolò, «solo quando ci siamo ricongiunti al resto della famiglia. Nel baillame generale è stata davvero un’impresa raggiungere l’albergo. In giro, comunque, abbiamo incontrato tanta solidarietà». C’è anche chi, come Paolo Simionato, che non si è accorto di nulla: «Ho completato i 42 chilometri», racconta il proprietario di una palestra a Santa Margherita, «in 2 ore e 56 minuti, ben prima delle 4 ore e 9 minuti, quando sono avvenuti i due scoppi. Mi trovavo in albergo, avevo già fatto la doccia e non ho sentito assolutamente nulla. Ho scoperto dell’attentato guardando la Cbs...». Si sono trovati nell’ingorgo del tunnel, a 500 metri dall’arrivo Alessandro Rossi e Roberto Soggiu: «Siamo partiti alle 10.40», fa presente Rossi, «con la seconda ondata degli amatori e, quando sono avvenute le deflagrazioni, ci siamo trovati in un tappo davanti al tunnel, a soli 500 metri dalla finish line. La galleria ha fatto da cassa di risonanza e non abbiamo udito nulla. Sono subito arrivati gli agenti della polizia e dell’Fbi: a Boston abbiamo visto una grande efficienza organizzativa. Le forze dell’ordine hanno bloccando due-tre mila maratoneti. Siamo rimasti bloccati là per una ventina di minuti: avevamo tanto freddo, per fortuna, poi, ci hanno portato qualche coperta».
«Chi ha messo gli ordigni», conclude Roberto Soggiu, il capo delegazione, «ha scelto il momento durante il quale arrivava il grosso dei partecipanti e, quindi, con un afflusso considerevole di familiari al seguito nella finish line. Alla fine devo ringraziare il fatto che mia figlia ha chiesto a mia moglie di spostarsi di un centinaio di metri dalla linea d’arrivo: è stata la loro salvezza».
D’ora in avanti cambierà qualcosa per le prossime maratone? «Assolutamente no», risponde Soggiu, «un attentato può essere compiuto anche in un cinema o in uno stadio, noi continueremo ad organizzare manifestazioni di solidarietà a partire dal Venice Running Day del 28 aprile e dalla mezza maratona in notturna di Jesolo in programma il 25 maggio».E domani, alle 15.30, infine, a San Giuliano ci sarà un miglio di solidarietà intitolato “Venezia for Boston ultimo miglio programmato". Alessia Scarpa e Anthony Salandra hanno invitato su Facebook quanti vorranno partecipare all'iniziativa.
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