«Attenti, ho la tubercolosi»: in aula in Tribunale, tutti con la mascherina
MESTRE. «Ho la tubercolosi»: lo ha detto subito agli agenti della polizia il 41enne nordafricano arrestato nel pomeriggio di sabato per una rapina al supermercato Pam in Corso del Popolo. Vera o non vera che fosse questa malattia, ieri mattina in tribunale a Venezia sono state adottate tutte le precauzioni del caso per la celebrazione del processo per direttissima. Ed è così che a tutti sono state fornite le mascherine antipolvere bianche usa e getta: la giudice Claudia Ardita, il magistrato onorario, l’avvocato difensore, il cancelliere hanno affrontato l’udienza con la protezione davanti alla bocca. Anche l’arrestato - che doveva rispondere, oltre che della rapina, anche di falsa attestazione a pubblico ufficiale - aveva la mascherina, di quelle usate negli ospedali. E così si è svolta l’udienza, che doveva essere celebrata nonostante il timore - fondato o meno - che il nordafricano avesse la tubercolosi di cui lui stesso aveva parlato.
Sabato pomeriggio il 41enne, con precedenti per reati contro il patrimonio, stupefacenti e reati legati all’immigrazione, si era avvicinato alla guardia giurata del Pam e, con il pretesto di chiedergli una sigaretta, gli aveva chiesto se lavorava là, sostenendo che con il suo aspetto avrebbe intimorito i ladri. Il vigilante, capito che in quella conversazione c’era qualcosa di strano, aveva finto di non essere là per sorvegliare il supermercato. Così il nordafricano si era tranquillizzato ed era entrato in azione. Si era diretto nel reparto degli alcolici e aveva messo 5 bottiglie di whisky in un sacchetto assieme a un pezzo di formaggio, in tutto 90 euro di valore. All’uscita, le barriere antitaccheggio avevano iniziato a suonare. La guardia giurata allora si era qualificata ed era iniziato il controllo. Il nordafricano aveva cercato di scappare, divincolandosi e colpendo l’uomo della security che tuttavia era riuscito a impedirne la fuga. Anche quando i poliziotti erano arrivati per arrestarlo, il nordafricano, che in un primo tempo aveva dato false generalità, aveva inveito contro di loro, affermando di essere costretto a rubare in quanto tossicodipendente.Difeso dall’avvocato Pietro Speranzoni, alla giudice l’uomo ha fornito spiegazioni poco convincenti. È stato accordato un patteggiamento a 2 anni con il divieto di dimora a Venezia.
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