«Attenti ai ricatti dei big» Cgil pronta alle denunce

STRA. «C’è il rischio che si crei un sistema di ricatti per cui le piccole aziende sane e oneste del comparto tessile e calzaturiero non avranno più il coraggio di denunciare chi lavora in maniera disonesta per i grossi marchi committenti, per paura di perdere lavoro. Il materiale sequestrato nelle operazioni delle forze dell’ordine va consegnato alle aziende oneste».
A dirlo è Riccardo Colletti, segretario provinciale del sindacato Filctem Cgil, che denuncia il clima pesante dopo un’operazione a livello provinciale condotta dai carabinieri che ha portato alle denuncia di 14 imprenditori, e alla chiusura di sei aziende nell’area di Martellago. Aziende con imprenditori cinesi cui per lo più viene contestato il ricorso al lavoro nero, l’impiego di manodopera clandestina e le violazioni delle norme antinfortunistiche. «La proliferazione di laboratori clandestini cinesi», spiega Colletti, «è funzionale a un abbassamento del costo della manodopera per alcuni grossi marchi mondiali. Insomma siamo di fronte ad una specie di “delocalizzazione a chilometro zero”. Ma il vero problema è l’omertà che circonda e favorisce queste attività illecite. La domanda è: a chi servono? Chi commissiona il lavoro a questi laboratori? È necessario ricostruire la filiera della committenza, perché è molto probabile che questi prodotti vengano ordinati da importanti aziende della distribuzione. Oltre a speculare, chi ci guadagna nella vendita al dettaglio dei prodotti realizzati in questo modo, oltre il 400%. A discapito, delle imprese serie che rispettano le regole. Per questo riteniamo utile, semmai ci fossero sequestri di materiale, capire bene chi ne chiede poi il dissequestro. E se questo accade, pensiamo che tutto ciò che viene dissequestrato dovrebbe essere dato a quelle imprese che competono onestamente in un settore che giorno dopo giorno diventa sempre più difficile da governare».
La Cgil per le denunce dei laboratori clandestini, ha messo a disposizione un “numero verde”: lo 041 549124. Un numero al quale nel corso degli ultimi due anni sono arrivate decine di segnalazioni. I numeri del distretto della calzatura della Riviera sono importanti: fatturato di 1,8 miliardi, 10 mila addetti e 939 imprese dell'indotto (cuoio e calzature). È un distretto fortemente vocato all'export (90%) e riconosciuto per qualità dei prodotti nel mondo. La Cgil infine invita le categorie a far presto per realizzare già questo anno la certificazione del marchio “Made in Riviera del Brenta” sulle produzioni.
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