Attentato alla Tav, zampirone e diavolina per far scoppiare la "bomba"
SPINEA. Avevano acceso lo zampirone, quello usato per abbattere le zanzare, avvolto nel nastro adesivo di carta in modo che prendesse fuoco e incendiasse il litro di benzina che poggiava su due sacchetti pieni (circa un chilo) di diavolina, quella solitamente utilizzata per dare forza alla fiamma sotto le grigliate. Lo zampirone, però, prima di incendiare la benzina si è spento, forse per la pioggia penetrata all’interno del tombino o comunque a causa dell’umidità.
Insomma, non voleva essere un semplice avvertimento, c'era l’intenzione di incendiare i cavi dell’alimentazione elettrica per le linee ferroviarie Mestre-Padova, anche dell’Alta Velocità, ma non solo. Se le fiamme si fossero sviluppate dentro quel tombino d’accesso ai cavi di alimentazione è probabile che la corrente elettrica si sarebbe interrotta sulle linee aeree e molti treni si sarebbero fermati.
A coordinare le indagini è il procuratore aggiunto di Venezia Adelchi D’Ippolito: a svolgere gli accertamenti gli investigatori della Digos di Venezia che sono propensi ad attribuire ad una frangia, quella degli anarco insurrezionalisti del movimento «No Tav» l’attentato non riuscito. Poco lontano dal tombino dove è stata lasciata la bottiglia molotov, infatti, c’è un pilone di cemento su cui sono state lasciate alcune scritte, che vanno interpretate e per questo gli inquirenti si stanno confrontando con i colleghi di altre città, dove si sono registrati altri attentati simili.
L’ordigno, che non doveva esplodere ma incendiarsi e bruciare i cavi, era un’opera artigianale, fatto però da qualcuno che evidentemente non ha grande esperienza, visto che l’innesco invece che dar fuoco alla benzina si è spento lentamente. Non sono stati utilizzati direttamente i fiammiferi perché avrebbero dato pochissimo tempo per allontanarsi dal luogo dell’attentato a chi li avrebbe dovuti accendere, ma l’idea dello zampirone, che deve essere sembrata geniale, non ha funzionato perché ad un certo punto si è spento e non ha funzionato.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia