Attende otto ore al pronto soccorso per niente
DOLO. Per poter tornare al lavoro dopo un infortunio gli fanno fare mezza giornata di attesa in pronto soccorso di Dolo e poi si sente dire che il certificato definitivo deve andarselo a prendere a Marghera.
Nel frattempo gli prescrivono altri sei giorni di infortunio, un stop forzato che non sarebbe stato assolutamente necessario se gli avessero rilasciato il documento direttamente a Dolo.
La vittima della burocrazia è Rinaldo Coppiello, cinquantatreenne macellaio di Barbariga di Vigonza (Padova). Coppiello si è infortunato il 9 marzo, un’ustione ai piedi lo ha costretto a rivolgersi al pronto soccorso dell’ospedale più vicino, quello di Dolo. L’Inail del nosocomio ha aperto la pratica infortunistica e ha inviato il giorno successivo Coppiello a una visita specialistica a Padova per verificare l’entità delle ustioni. Che si sono rivelate di secondo grado con una previsione di prognosi di 30 giorni. «Per una quindicina di giorni ho fatto la spola da casa al Distretto sanitario di Vigonza per le medicazioni», racconta Coppiello, «finite le quali sono tornato a Dolo dove mi hanno dato altri sette giorni e mi hanno detto di tornare poi all’Inail dell’ospedale per avere il certificato definitivo per il lavoro. Ma quando sono andato all’Inail la dottoressa mi ha detto di no, che dovevo prima passare al pronto soccorso». Così martedì alle 14.30 Coppiello si è presentato al Pronto soccorso di Dolo e si è visto assegnare il codice bianco. «Sono rimasto in attesa per ore perché c’erano una trentina di persone. C’era anche una persona di 88 anni che ha aspettato ben 8 ore. Alle 21.15 mi hanno finalmente chiamato», continua Coppiello, «ma il medico del pronto soccorso che mi ha visitato pur ritenendomi abile mi ha detto che non poteva rilasciarmi il certificato definitivo e che dovevo rivolgermi all’Inail di Marghera. Solo dopo la mia richiesta, mi ha allungato il numero di telefono. Insomma debbo anche arrangiarmi a prendere appuntamento. Purtroppo mi ha dato altri sei giorni di malattia».
A Coppiello non resta che fare l’ultimo passo per poter tornare al lavoro: andare a ritirarsi l’agognato certificato. «Mi domando solo perché tengano in piedi l’ufficio Inail di Dolo se poi dobbiamo andare fino a Marghera? Una presa in giro. E per un infortunio mi hanno fatto girare come una trottola».
Giusy Andreoli
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