Attacco terroristico: che fare? Un corso per sapere come comportarsi
MESTRE. Un laccio emostatico può salvare una vita, così come sapere che un colpo di arma da fuoco trapassa mobili e muri e che fingersi morti non serve per scampare a una raffica di mitra, mentre dimostrarsi arrendevoli in caso di rapimento aumenta le chance di sopravvivenza. Quante volte può accadere di trovarsi coinvolti in un attentato terroristico all'aeroporto di Bruxelles? Le probabilità sono scarse, eppure l'impatto che eventi incontrollabili di questa portata hanno nell'immaginario collettivo è devastante e può creare stati di ansia, modificare i comportamenti e la geografia del turismo, convincere compagnie aeree a togliere voli e far crollare l'economia di un Paese.
Un corso specifico. Per abbassare il livello di ansia diffusa, Enforma, Ente Formazione Mantovano accreditato dalla Regione Veneto, per la prima volta in città ha acceso i riflettori sull'acquisizione comportamentale da adottare nei casi ci si trovi coinvolti, inconsapevolmente, in atti di terrorismo. Un corso pilota in quattro serate, dalle 20 alle 22, nella sede di via Lamarmora, per confrontarsi con chi, per mestiere, ne sa più di noi: è iniziato il 10 maggio e terminerà lunedì 30.
Le lezioni. Tra i docenti, il chirurgo d'emergenza Giorgio Bolla, impegnato in zone di guerra, il quale ha spiegato come fronteggiare emorragie da lesione degli arti, fermare la fuoriuscita del sangue con un laccio emostatico (che è sempre bene avere quando si viaggia - secondo il dottore - perché costa poco, non occupa spazio e può salvare la vita), come comprimere la carotide o l’arteria omerale. Ma anche piccole regole da adottare nei Paesi caldi dove si suda, si perdono liquidi e si diventa più fragili emotivamente. Un dettaglio scontato, ma che spesso si dimentica. «Il terrorista colpisce gruppi e assembramenti di persone, meglio andare via sempre in pochi, intelligenti e rispettosi», ha spiegato, «Perché la paura di avere paura si vince con la conoscenza, la consapevolezza».
Paura. E sulla paura di avere paura si è soffermata Laura Fressini, psicologa, psicoterapeuta e docente allo Iusve, la quale ha analizzato la parte relativa alla mente, alla psiche, al comportamento, spiegando come riconoscere i traumi psicologici dovuti agli eventi violenti e i disturbi post traumatici. Ma anche come reagire, scegliere la soluzione adeguata e sfoderare un comportamento “resiliente”, leggi capacità di adattamento.
Atto terroristico. Alessio Traversa, esperto in tecniche operative e di difesa personale è entrato nel merito delle possibili situazioni limite, inquadrando le possibilità che si presentino. «Nella valutazione del fenomeno del terrorismo jihadista», ha spiegato, «non ci si deve far trasportare dall'emotività. L'Italia è una terra di passaggio, episodi e casi eclatanti attirerebbero l'attenzione delle forze dell'ordine e di conseguenza i controlli. Inoltre la malavita del Sud tiene alla larga atti terroristici». Se l'atto terroristico e la catastrofe naturale hanno una frequenza bassa ma conseguenze alte, nell'incidente stradale avviene l'opposto, ma bisogna sempre fare i conti con la soggettività: «L'istinto mi dice che è meglio fare un giro in bici a Milano o a Mestre che prendere l'aereo e spostarmi verso Parigi, eppure di morire in auto c'è una probabilità su cinquemila, in areo una su undici milioni».
Che fare? L'esperto ha cercato di risponde alla domanda: cosa fare in caso di attacco? In ordine di sensatezza: fuggire, nascondersi, combattere. E se ci troviamo a fare shopping in un centro commerciale, dove fuggiamo? «Evitare la folla, le strettoie, le zone più popolate e le uscite segnalate, meglio nascondersi o barricarsi in un luogo sicuro, lasciare una scia dietro di sé con un estintore. Se ci si deve nascondere spegnere luci, cellulari, segnalazioni luminose, togliere orologi e sapere che fingersi morti, dopo il Bataclan, è da considerarsi una estrema ratio».
Niente panico. Avere cognizione di causa significa sapere che solo una colonna in cemento armato trattiene il colpo di un fucile d'assalto, il vetro antiproiettile collassa, il muro viene trapassato; mettere mobili dietro un’uscita non serve, meglio spostarsi e sdraiarsi a terra. Combattere senza un addestramento è impossibile, ma bisogna provare, anche munendosi di una forbice o di un taglierino. E se ci catturano? Niente panico, non adulare il rapitore, ma nemmeno opporre resistenza, meglio dimostrarsi arrendevoli e sottomessi. È bene, infine, ricordarsi una nota positiva: se sopravvivete alla cattura, siete quasi sicuramente salvi.
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