Attacco al tesoro nascosto di Galan
VENEZIA. Sotto scacco il tesoro nascosto di Giancarlo Galan. La Corte dei Conti è convinta che l’ex governatore del Veneto abbia altri beni al di là di quelli noti come villa Rodella di Cinto Eugeneo, ed intende portarli al più presto alle casse pubbliche. Acquisirli diventa importante anche in vista del processo che si aprirà a gennaio per il danno d’immagine; danno che l’ex presidente avrebbe causato alla Regione a seguito del suo coinvolgimento nello scandalo Mose.
La somma contestatagli è di 5,8 milioni di euro. La Guardia di Finanza, dunque, ha passato al setaccio tutti i beni riconducibili a Galan. Con la convinzione, appunto, che accanto a quelli noti, ce ne siano altri “nascosti” che la magistratura contabile intende aggredire.
«All’inizio del prossimo anno ci saranno i primi processi davanti alla Corte dei Conti come quello per il danno d’immagine contestato all’ex presidente Galan», conferma il procuratore della Corte dei Conti Paolo Evangelista con riferimento allo stato delle istruttorie legate al Mose. «E poi abbiamo anche attivato dei sequestri di beni e ci sarà un’udienza in cui riteniamo che vi sia stata un’azione simulatoria con riferimento alla gestione di alcune partecipazioni societarie».
Palazzo Mandelli, sede della magistratura contabile del Veneto, sospetta dunque la disponibilità di beni coperti da prestanome ed è su questi che ha avviato specifiche azioni. «Riteniamo che laddove venga accolta questa nostra richiesta di azione simulatoria, possa anche scattare la revocatoria», conclude il procuratore. In sostanza: la magistratura contabile sospetta che alcuni beni che risultano intestati a terzi appartengano in realtà all’ex presidente Galan e quindi possano essere aggrediti da un’azione revocatoria.
Ma di che beni si tratta? Il riserbo è massimo, ma nei mesi scorsi sarebbero finite nel mirino degli investigatori le quote societarie acquisite dal commercialista di Galan Paolo Venuti (finito sotto accusa per concorso in corruzione nell’ambito dell’inchiesta sul Mose) in Adria Infrastrutture, l’azienda del gruppo Mantovani di cui era amministratore l’ex segretaria Claudia Minutillo.
Le quote, acquisite in diverse tranche, sarebbero pari al 7% delle azioni della società e sono state oggetto di una serie di passaggi ulteriori. Ma quella per i danni d’immagine a Galan non è l’unica istruttoria arrivata a compimento davanti alla Corte dei Conti nell’ambito dei diversi fascicoli avviati per il caso Mose: in dirittura d’arrivo anche il procedimento per i sassi da annegamento.
«Lì siamo stati costretti come Procura a notificare un atto di messa in mora per evitare la prescrizione», ha ricordato il procuratore Paolo Evangelista sottolineando che l’atto di costituzione in mora è solo una cautela, non un’anticipazione di giudizio; serve ad evitare il rischio di prescrizione. L’ammontare della somma richiesta, in questo caso, si aggira attorno ai 40 milioni di euro.
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