Ater, case sfitte ancora in crescita: «I finanziamenti sono insufficienti»
La fotografia scattata dall’osservatorio indipendente Ocio. Gli alloggi vuoti nel Comune sono saliti a 1.585 su 5 mila

Casa, lavoro e residenti. Questo rende tale una città. A Venezia, però, queste tre voci non se la passano bene. La popolazione è in ritirata: tanto nel Comune (siamo a 251 mila contro i 256 mila del 2020), quanto soprattutto nella città storica (48.489 contro i 51.208 di quattro anni fa).
Il lavoro vive di alterne fortune, con il gigante del turismo che fagocita quasi tutto in laguna e le piccole imprese in difficoltà in terraferma. E la casa? Con il settore turistico in espansione, il mercato è sempre più inaccessibile. E il patrimonio immobiliare pubblico non se la passa bene.
Detto delle 1.070 case comunali sfitte (su poco più di 5 mila), anche Ater non naviga in acque tranquille. La fotografia del 2024 dell’azienda territoriale per l’edilizia residenziale nel comune di Venezia è stata scattata dall’osservatorio indipendente Ocio.
I numeri che emergono sono quelli di una progressiva, e apparentemente inevitabile, ritirata affiancata da un dato in crescita: il numero di case vuote.
Negli ultimi quarant’anni, il patrimonio residenziale gestito in locazione da Ater nel Comune di Venezia ha subito un forte ridimensionamento: era formato da 6.890 alloggi nel 1984, si è ridotto a 5.096 alloggi nel 2024. Ater oggi amministra nel Comune di Venezia 5.096 alloggi di sua proprietà, equamente suddivisi tra Venezia insulare e terraferma.
Negli ultimi tre anni il numero degli alloggi di proprietà è rimasto invariato. Al contrario, sono sempre di più gli alloggi sfitti: erano 1.002 nel settembre 2017, sono 1.585 a dicembre 2024: dal 19% del patrimonio al 31%.
Tra gli alloggi di proprietà, 4.420 sono classificati come Erp, 676 ricadono nel comparto dell’edilizia calmierata. In quest’ultimo segmento le abitazioni sfitte raggiungono le 342 unità, oltre il 50% del totale. Il motivo? Lo stato di forte degrado di molti degli alloggi, edificati tra fine Ottocento e inizio Novecento.
Come ricorda Ocio, Ater da tempo fa sapere di aver bisogno di 53 milioni di euro per ristrutturare i 500 alloggi sfitti del centro storico: qui i costi sono infatti tripli rispetto alla terraferma. Ad oggi l’azienda ha in cantiere interventi di recupero su 23 alloggi sfitti, 12 nella Venezia insulare (in progettazione) e 11 in terraferma (qui sono in corso i lavori), per un totale di circa 2 milioni di investimento.
Spiegano dall’osservatorio: «Ater Venezia lascia nel più completo abbandono per anni centinaia di alloggi, perché non è in grado di garantire alcun intervento manutentivo, a causa di finanziamenti regionali e statali del tutto insufficienti; non riassegna gli alloggi che si liberano ma, anzi, aspetta che si svuotino per riclassificarli come Non Erp».
Le criticità vengono riconosciute anche dal presidente di Ater, secondo cui l’azienda sta mettendo in campo un ventaglio di iniziative compatibili con le risorse a disposizione. «Su 200 alloggi non Erp in centro storico», spiega Fabio Nordio, «abbiamo siglato un protocollo con Iuav per la riqualificazione, a breve partiremo con la consegna a studenti e professori della prima dozzina di alloggi in centro storico, dove c’è il più alto tasso di occupazione abusiva della provincia. Di recente abbiamo fatto un bando di mobilità per chi ha difficoltà di movimento. Siamo in media sulle 300 assegnazioni annue, poi è vero che aumenta lo sfitto a causa di un’età media avanzata che comporta il rientro di alloggi». Dal prossimo anno qualche risorsa: «Circa 450 mila euro: pochi soldi che comunque serviranno a portare avanti nuovi interventi».
L’altra grande incognita, infine, riguarda il blocco delle graduatorie Erp a causa dell’appello contro la sentenza di primo grado del tribunale civile che ha contestato il criterio dei 5 anni di residenza.
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