Ater, 200 alloggi sfitti «La vera priorità è poterli riassegnare»
«La vera priorità? Trovare le risorse per ristrutturare alloggi che sono sfitti e che potrebbero essere assegnati, se solo ci fossero i soldi per metterli a posto. È inaccettabile che restino chiusi di fronte a un’emergenza abitativa evidente a tutti. Oggi noi sappiamo cosa l’Ater ha intenzione di vendere, ma non cosa ha intenzione di mettere a posto». Così l’assessore alla Casa del Comune, Bruno Filippini, che nei giorni scorsi è intervenuto nel dibattito aperto nel corso della seconda commissione regionale, dove in questi giorni si sta discutendo del grande piano di vendita di alloggi Ater ideato con l’obiettivo di incassare soldi per dare vita a una nuova stagione di cantieri per l’edilizia popolare. Oggi nel veneziano sono circa 200 gli alloggi sfitti dell’Ater che, si ristrutturati, potrebbero aiutare almeno in parte ad allentare la pressione abitativa. L’Ater un po’ di soldi li ha, ma non a sufficienza per intervenire ovunque, con impegni di spesa anche di 40 mila euro per appartamento. Il piano di vendita nel Veneziano vedrà la dismissione di circa 5 mila alloggi, di cui 2 mila solo a Mestre destinati agli attuali inquilini che quindi, se lo vorranno, potranno diventare proprietari a tutti gli effetti degli appartamenti nei quali abitano.
L’Ater conta di vendere almeno il 30% di questi 5 mila appartamenti incassando circa 60 milioni di euro. Un cifra calcolata con troppo ottimismo, secondo Filippini, convinto che il periodo di crisi suggerirà alle famiglie maggior cautela nel mettere mano al portafogli, anche se a preoccupare di più l’assessore, al di là dei numeri e delle previsioni del piano di vendita, è l’impostazione della nuova leggere regionale 10 - quella sulla costituzione dell’Ater - che vede i rappresentanti dei comuni fuori dai Consigli di amministrazione dell’Azienda per l’edilizia residenziale pubblica. «Un fatto molto grave», secondo Filippini, che spiega perché. «In questo modo i comuni non potranno più dire la loro in ambito di assegnazioni e decadimenti, con le relative difficoltà nel gestire i casi sociali. Senza contare che la nuova legge prevede anche che si passi ad affitti di quattro anni, rinnovabili per altri quattro, con la motivazione che così si aumenterebbe la mobilità ma noi come Comune crediamo che la mobilità sia garantita dal fatto che, chi, dopo aver ottenuto un alloggio popolare, cominci godere di un reddito non più bisognoso di aiuto, venga invitato a lasciare la casa popolare e a cercare una sistemazione sul libero mercato». Sul caso Filippini ha presentato un documento di cinque pagine all’assessore regionale Massimo Giorgetti, autore della revisione della legge 10 che, per limare il testo ella legge ha deciso di aprire un confronto con i comuni capoluogo. «Noi non siamo contrari alla revisione dell’Ater» prosegue Filippini «ma crediamo che la soluzione migliore sia quella di creare un’unica Ater regionale, con il coinvolgimento dei comuni per ciò che riguarda la stesura delle graduatorie e la gestione delle assegnazioni e dei decadimenti». Tra le altre cose la nuova legge prevede, per l’assegnazione e la determinazione del canone, che la capacità economica delle famiglie sia calcolata attraverso le nuove schede Isee.Erp.
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