Ateneo Veneto, provincia cinese fa saltare una mostra e il bilancio va in rosso

Venezia, in grandi difficoltà la più antica istituzione culturale della città, dopo la drastica riduzione dei finanziamenti di Regione, Comune e un'esposizione mancata: possibili tagli agli stipendi dei dipendenti. Il presidente Zucconi lancia cene di raccolta fondi e apre ad affitti "decorosi" per Carnevale e Capodanno
L'aula magna dell'Ateneo Veneto
L'aula magna dell'Ateneo Veneto

VENEZIA. Sono mesi drammatici per l’Ateneo Veneto, la più antica istituzione culturale della città, alle prese con un bilancio in rosso per 60 mila euro, che rischia di essere pareggiato anche ricorrendo ad un taglio temporaneo del 30% degli stipendi dei suoi quattro dipendenti e un collaboratore.

Lacrime e sangue per un Ateneo fondato più di 200 anni fa e che apre il suo storico palazzo in campo San Fantin gratuitamente a tutti, per i corsi di storia veneziana, storia dell’arte e della sanità, presentazioni di libri, incontri musicali e letterali, convegni, ma anche occasioni di dibattito su ciò che è vita della città, si tratti del porto, del Fontego o dei faccia faccia tra aspiranti sindaci.

A suonare forte l’allerta sui conti, nel corso di un’assemblea straordinaria, è stato il presidente Guido Zucconi, lanciando un appello ai 300 soci residenti, ai cittadini e istituzioni. In programma, cene di raccolta fondi, una giornata Ateneo Aperto in coincidenza con la Madonna della Salute, con presentazioni storiche e curiosità veneziane, guide al palazzo, laboratori per bimbi, per sensibilizzare sull’attività di questo polmone laico del fare cultura e dibattito in città.

LE CAUSE. «L’inaspettata drastica riduzione da 80 a 20 mila euro dei fondi di legge della Regione, l’azzeramento del contributo del Comune, già sceso a 10 mila euro, l’inatteso mancato affitto della sala per una collaterale alla Biennale, per la quale avevamo già pattuito 60 mila euro di affitto: la provincia cinese dello Shandong aveva concluso l'intesa, era venuto anche il ministro alla cultura, poi all'improvviso a fine giugno non si sono più fatti vivi. Parte del disavanzo l’abbiamo ridotto con affitti della sala per 35 mila euro, ma l’emergenza è da qui alla prossima estate, quando siamo certi di trovare una mostra per la Biennale d’arte».

LE SOLUZIONI. Il presidente ha presentato un piano in tre blocchi: «20 mila euro di riduzioni spese, anche attraverso un taglio delle retribuzioni del personale per 6 mesi e l’uscita di un solo numero della rivista», ha detto Zucconi, «20 mila euro da contributi speciali: l’Ava ha già deciso di introdurre una piccola tassa sugli hotel 5 stelle per gli enti culturali in difficoltà; poi dobbiamo trovare sponsor, come già Alilaguna. Altri 20 mila euro arriveranno da un’incentivo dell’affitto, per Capodanno o Carnevale, anche per feste private, nei limiti del decoro: abbiamo detto “No” a concerti in costume».

Fino al 2015 i conti dell’Ateneo erano in ordine: il 13% delle entrate arrivava dai soci, il 40 da contributi pubblici, il 45% dagli affitti e il 2% da entrate straordinari. L’assemblea ha avuto a tratti toni accorati: molti soci hanno chiesto che il taglio del personale sia l’ultima ratio. Si è proposto di pubblicare in e-book e non su carta, di chiedere un contributo anche ai soci onorari e stranieri che ora sono esenti, di rivolgersi a società specializzate per l’accesso ai fondi europei per la cultura e a progetto della Regione, cercare un rapporto diretto con Biennale e Fenice, ma anche l’appello ad aprire a soci più giovani.

 

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