Assunzioni bloccate infermieri in Inghilterra
In attesa che si sblocchino le assunzioni in Veneto, la vera isola felice degli infermieri per ora è l’Inghilterra. In queste ore sono in corso le selezioni per trovare un lavoro tra Liverpool e Manchester, area in cui sorgono tre strutture del sistema sanitario nazionale inglese, che già lo scorso anno si fecero avanti per trovare aspiranti infermieri. Nulla di strano, del resto, quelli italiani sono considerati tra i migliori sulla piazza, e se qui non ci sono sbocchi, avanti tutta in direzione dei Paesi esteri. Due anni fa toccò alla Germania, ma con minor soddisfazione. Ora, invece, gli inglesi stanno dimostrando di saperci fare.
Testimonianza. «Qui sto molto bene», dice il mestrino Nicolò Mattana, 22 anni, neodiplomato e tra i primi a oltrepassare la Manica. «Ci hanno fatti sentire subito a nostro agio, senza gettarci nella mischia e garantendoci un periodo di apprendistato per quel che riguarda la lingua e il loro approccio alle cure. L’impatto linguistico è l’aspetto più duro da superare, ma avevo voglia di mettermi in gioco e dopo poco sono stato inserito nel reparto di gastroenterologia. Ora mi aspetta un periodo di prova, poi vedremo. Se mi manca l’Italia? Per ora no, magari tra sei mesi chissà. Con i colleghi e i medici il rapporto è ottimo, ma soprattutto c’è spazio per crescere».
Selezioni. Lo scorso anno furono una cinquantina gli infermieri del Nordest a volare in Inghilterra, questa volta saranno 45, su un totale di 100 candidature, con ragazzi arrivati anche da Firenze. «Stiamo cercando giovani da assumere nelle nostre strutture e sappiamo che in Italia la loro preparazione è di alto livello», conferma Mandy Barker, dirigente di settore al Lancashire Teaching Hospitals Nhs Foundation Trust. «Ci stiamo espandendo in vari settori con i nostri ospedali e l’idea è creare una piccola comunità, per non perdere questi giovani dopo pochi mesi dal loro arrivo. Torneremo anche la prossima estate per ulteriori selezioni».
Luigino Schiavon, presidente dell’Ipasvi veneziana osserva: «Siamo felici per questa opportunità data ai nostri infermieri, ma riflettiamo sul fatto che in Italia il sistema spende 8 mila euro per formare ciascuno di loro, e poi finiscono altrove. La Regione sta sbloccando le assunzioni per le Asl: da noi 10 per Venezia e 6 per San Donà, ma è ancora troppo poco».
Sfida. Sorridente e smanioso di conoscere il futuro chi è stato scelto ieri a Mestre nella sede dell’Ipasvi. «Un po’ di paura c’è e la lingua rimane una sfida da affrontare», dice Letizia Minio, 22 enne di Martellago. «Mi sono laureata in dicembre, ho portato tanti curriculum in giro, ma nulla. Allora ho iniziato a studiare inglese ed eccomi qui, pronta a partire. La cosa più complessa sarà capire i pazienti in un linguaggio differente». Da Portogruaro arriva Sara Steffanuto, 28 anni, pronta a prendersi l’aspettativa dall’ospedale di Latisana: «Sono assunta dal 2009 ma è sempre stato il mio sogno andare all’estero. Non è una vera fuga, però con un master alle spalle voglio mettermi alla prova. Sarei pronta anche a restare in Inghilterra».
La mestrina Erica Zanta, 23 anni, aggiunge: «Ho bisogno di una esperienza così, quasi non ci credo che mi abbiano scelta. Per chi è giovane serve a maturare, e prima si parte meglio è. C’è la possibilità di crescere anche sotto il profilo culturale». Da Padova è arrivato anche Massimo Quattrini, 42 anni: «Ho lavorato in quattro ospedali tra Veneto e Lombardia, poi in Africa con Emergency, tuttavia qui in Italia il sistema non è elastico e voglio dare una svolta alla mia carriera. Non ho paura di cambiare».
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