Associazioni all’attacco «Villa Heriot non si vende»
Il commissario straordinario Vittorio Zappalorto non ha archiviato la vendita di villa Heriot, nonostante le proteste di mezza città, nonostante la prima asta sia andata deserta e nonostante il Patto di stabilità sia ormai stato sforato. Così il presidente dell’Università internazionale dell’Arte (Uia) Andrea Erri e il presidente dell’Istituto veneziano per la storia della Resistenza Mario Isnenghi (Iveser), che hanno in concessione dal Comune i due immobili, hanno firmato nei giorni scorsi alcune osservazioni contrarie all’approvazione della variante urbanistica che modifica in «attrezzature ricettive» quella che è ora area destinata a «attrezzature collettive di interesse comune».
Una variante che renderebbe certamente più appetibile l’acquisto di Villa Heriot, visto che potrebbe essere trasformata in albergo, ora impossibile. Le osservazioni sono state consegnate a Ca’ Farsetti come prevede il procedimento amministrativo. Ora spetta al commissario stilare le sue controdeduzioni. Il tempo, però, stringe: approvazione della variante e vendita dovrebbero concludersi entro il 20 aprile, dopo quella data Zappalorto dovrà badare solo all’amministrazione ordinaria del Comune, visto che scattano i 40 giorni prima delle elezioni, e una variante urbanistica è questione straordinaria.
Le osservazioni sono firmate anche dai presidenti di altre associazioni, come Italia Nostra, la Sezione Pd Giudecca, Ambiente Venezia e altri. Sollevano questioni formali e sostanziali.
Le ville sono due, la «padronale», ora gestita dall’Uia, e la «foresteria», gestita dell’Iveser, e soltanto la prima, con una porzione del giardino dovrebbe essere venduta. La delibera del Commissario - si sostiene nel documento, sarebbe illegittima perché è mancata «l’espressa discussione valutazione e anche di minima motivazione in merito all’opportunità ambientale e urbanistica della modifica di destinazione d’uso dell’area»; perché la deliberra non è «stata depositata e pubblicata all’albo pretorio nel termine perentorio di 8 giorni»; perché incide sull’equilibrio urbanistico previsto dalla legge regionale, la quale «prevede una dotazione obbligatoria di servizi standard»; perché la modifica di destinazione riguarda anche una porzione di giardino in uso alla Scuola materna confinante. Due i motivi sostanziali: la variante urbanistica è contraddittoria con l’obiettivo del Piano di assetto del territorio, il quale prevede «di superare la monocultura turistica della città attraverso funzioni e dotazioni di servizi atti a mantenere la popolazione insediata e ad attrarne di nuova». L’inopportunità del cambio d’uso, «al di là dei formali vincoli architettonici è inopportuna la separazione del complesso formato dalle due ville».
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