Assalto a San Marco firmato da una banda dell’ex Urss
VENEZIA. Assalto alla Gioielleria Rocca 1794, ex Missiaglia, la pista dell’Est Europa che porta nel Trevigiano. A tre mesi dalla tentata rapina, avvenuta intorno alle 13 del 19 marzo, che ha creato non poca apprensione per quanto concerne la sicurezza di Piazza San Marco, i carabinieri che stanno indagando sull’accaduto stanno battendo una pista ben precisa. I sospetti riguardano quattro stranieri provenienti dalla ex Unione Sovietica che vivono nell’alto Trevigiano.
L’indagine che porta gli investigatori del colonnello Giovanni Occhioni a questi uomini partono dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza che ci sono in piazza San Marco, ma pure in zone limitrofe alla piazza e in corrispondenza degli accessi alla città.
Il lavoro certosino di verifica sulle immagini è stato poi integrato con numerosi altri elementi raccolti nei locali della gioielleria assaltata e analizzando i fumogeni accesi per creare il diversivo e coprire prima l’azione e poi la fuga di parte della banda. Le indagini pur avendo imboccato una pista precisa, rispetto ad altre, non sono ancora ad una svolta definitiva. Ma tra gli investigatori c’è cauto ottimismo.
Fin dall’inizio elementi raccolti all’interno della gioielleria hanno fatto supporre agli investigatori dell’Arma che si trattava di un gruppo di banditi provenienti dall’Est Europa. Elementi che riguardano le poche parole pronunciate, appena due banditi sono riusciti ad entrare nel negozio. Anche se i due hanno cercato di usare termini inglesi. Secondo i carabinieri il gruppo era formato da almeno quattro uomini. Due sono entrati, uno indossava una coppola e occhiali scuri mentre l’altro era a volto scoperto. Uno impugnava un oggetto che secondo le due donne presenti in negozio, la direttrice e la commessa, era una pistola. I due sono stati sorpresi dalla reazione della direttrice che battendo i pugni sulla vetrina ha attirato l’attenzione di un cliente del Caffè Quadri che si è avvicinato all’entrata del negozio. Quindi la fuga senza bottino dei due. Le due dipendenti hanno detto che i due sono usciti dalla porta principale che era rimasta aperta, in quanto uno dei due aveva incastrato un depliant pubblicitario per impedirne la chiusura automatica. Quindi ad accendere il secondo “nebbiogeno” sarebbe stato un quarto complice che si trovava in calle del Cappello Nero. Il complice dei due, che è rimasto sotto al campanile, ha acceso il “nebbiogeno” per creare il diversivo: è stato l’unico ad essere ripreso in maniera chiara dalle telecamere di sicurezza della piazza. Viene ripreso mentre controlla l’ora sull’orologio e quando tira la cordicella del “nebbiogeno” per creare la copertura di fumo che poi ha invaso la piazza. I “nebbiogeni” sono impiegati dai militari quando devono coprirsi la ritirata e non essere visti dal nemico.
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