Assalti alle banche, trovato l’esplosivo

VENEZIA. Trovata e fatta saltare la riserva di esplosivo della banda dei bancomat. Dieci chili di polvere da cava disotterrati dai carabinieri del Nucleo Operativo di Chioggia, nei campi di valle Giralda ai confini tra Rovigo e Ferrara. Ed è la pista dell’esplosivo quella che inquieta di più gli investigatori dell’Arma, coordinati dal sostituto procuratore Stefano Ancillotto. Gli inquirenti sono sicuri che il gruppo, smantellato sabato all’alba, cedeva anche ad altri dell’esplosivo in cambio di denaro e di detonatori.
Un’indagine parallela sulla provenienza e sulla destinazione dell’esplosivo, viene svolta anche dal Ros (Ragruppamento Operativo Speciale), dei carabinieri che si stanno occupando di terrorismo. Quasi sicuramente la polvere da cava proviene dalla Toscana. Del resto lì esistono la gran parte delle cave di marmo aperte in Italia. E già in passato pentiti di mafia hanno raccontato che per gli attentati compiuti a metà anni Novanta, Cosa Nostra si riforniva proprio in Toscana. Ma da quella zona, ora, c’è il forte sospetto che dell’esplosivo sia uscito non solo con destinazione la malavita comune, ma anche per essere utilizzato da gruppi terroristici legati agli anarco-insurrezionalisti.
Intanto domenica, nella continuazione dell’attività d’indagine che sabato ha portato all’arresto di 11 persone responsabili di 41 assalti a bancomat di varie regioni del nord Italia, i carabinieri hanno recuperato 10 chili di esplosivo, parte del quale già confezionato all’interno delle scatole metalliche cosiddette “piattine” che venivano inserite nella fessura dell’erogatore dei soldi dei bancomat e poi fatte esplodere.
L’esplosivo è stato rinvenuto dai militari, sotterrato in un campo vicino ad un casolare abbandonato, in località Valle Giralda di Codigoro in provincia di Ferrara, che era nella disponibilità dei componenti della banda.
Oltre alle “piattine” sono stati trovati candelotti di esplosivo ancora da “lavorare”, cioè ancora da aprire per svuotarli dalla polvere esplosiva e duecento detonatori di vari tipi e dimensioni.
L’esplosivo essendo in parte deteriorato e pericoloso per il trasporto e lo stoccaggio, è stato fatto saltare sul posto da un artificiere dei carabinieri.
Ora gli investigatori devono controllare altri due nascondigli individuati nelle campagne di Ferrara e Rovigo. Anche in questo caso i carabinieri devono controllare i terreni accanto a dei casolari abbandonati. Infatti è certo che la banda ha interrato altro materiale da usare durante gli assalti.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Venezia, hanno fatto luce su una quarantina di assalti ai bancomat compiuti nell'arco di un anno in Veneto, Emilia Romagna e Lombardia. I danni calcolati ammontano complessivamente a due milioni di euro. In manette sono finiti pregiudicati della Riviera del Brenta e del Rodigino.
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