Assalti ai bancomat, il giudice ne libera 6

Due bande di giostrai accusate di 35 colpi: motivazione insufficiente. Potrebbero uscire anche Fracasso e Cavazza
Di Giorgio Cecchetti

MESTRE. Clamoroso. Il Tribunale del riesame di Venezia presieduto dal giudice Angelo Risi ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare per sei delle venti persone delle due bande accusate di trentacinque assalti ai bancomat di istituti di credito sparsi tra il Veneto e la Lombardia, per un bottino complessivo di mezzo milione di euro. Gli avvocati Marco Borella, Giovanni Gentili e Michele Tommasi avevano presentato il ricorso nei giorni scorsi per Gionata Floriani (39 anni, di Selvazzano), Robin Cavazza (38 anni, Treviso), Donald Major (33 anni, Spresiano), Moreno Pietrobon (43 anni, di Soave), Renato Pierobon (54 anni, di Camposampiero) e Lorenzo Cassol (50 anni, di Montebelluna): adesso sono tutti fuori dal carcere. Già da oggi, comunque, i giudici veneziani prenderanno in esame le posizioni di altri indagati finiti dietro le sbarre nelle carceri di mezzo Veneto i cui difensori hanno presentato ricorso e sicuramente anche per loro verranno annullate le ordinanze di custodia cautelare. Per conoscere i motivi della decisione sarà necessario attendere alcuni giorni per il deposito delle motivazioni, ma i primi tre legali che hanno presentato il ricorso hanno puntato sulla mancanza di motivazioni. Gli avvocati Borella, Gentilini e Tommasi hanno sostenuto davanti ai giudici che il magistrato che ha firmato le ordinanze ha scritto appena una cartella e mezza per giustificare la necessità della custodia cautelare nei confronti di venti indagati, senza precisare tra l’altro le varie posizioni e riferendosi sempre al gruppo, alla banda.

Due le bande i cui componenti erano finiti in manette alla fine del mese di settembre grazie al blitz dei carabinieri sulla base delle indagini dei militari del Reparto operativo di Treviso. Un solo comune denominatore: Jody Garbin, l’artificiere che confezionava l’esplosivo e lo piazzava nelle bocchette che erogano il denaro dei bancomat. Venti persone, per la maggior parte giostrai, sono state arrestate su ordine di custodia cautelare, per aver fatto parte di due distinte bande di giostrai dedite agli assalti agli sportelli dei bancomat tra il Mantovano e le province venete di Padova, Vicenza, Verona e Treviso. Le pesantissime accuse contestate ai venti indagati, a diverso titolo e a seconda dei ruoli, sono l’associazione a delinquere finalizzata all’assalto con l’esplosivo agli sportelli bancomat, il furto aggravato di auto e targhe usate per i colpi, la resistenza a pubblico ufficiale per aver usato la schiuma degli estintori per rallentare l’inseguimento dei carabinieri, la rapina e la ricettazione di auto e attrezzi usati durante gli assalti. Ma c'è una novità, nei capi d’accusa mossi ad alcuni indagati: a quattro di loro - l'impresario edile Renato Pietrobon di Camposanpiero, la vecchia conoscenza delle forze dell’ordine Rienzi Fracasso di Dolo, il giostraio Matteo Cavazza di Portogruaro, e Renato Bosello di Camposanpiero, unico a non finire in carcere ma inizialmente piantonato in ospedale per problemi di salute e poi liberato - è stato contestato, prima volta in provincia di Treviso, il reato di concorso esterno in associazione per delinquere. La loro colpa? Aver messo a disposizione i garage di loro proprietà al gruppo di giostrai che compiva le rapine per nascondere gli attrezzi e le auto, in genere Bmw 430 e Audi S6, usati per gli assalti.

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