Ascione racconta la sua verità chiesto il rito abbreviato

Il 27 il pizzaiolo sarà ascoltato dal giudice e dovrà ricostruire quella tragica notte e il rapporto con Mariarca, uccisa con cinque coltellate per gelosia
MORSEGO - DINO TOMMASELLA - MUSILE DI P. - DELITTO MENELLA/ASCIONE - FOTO DAL FACEBOOK DI MARIA ARCHETTA MENELLA E ASCIONE ANTONIO
MORSEGO - DINO TOMMASELLA - MUSILE DI P. - DELITTO MENELLA/ASCIONE - FOTO DAL FACEBOOK DI MARIA ARCHETTA MENELLA E ASCIONE ANTONIO

MUSILE. Antonio Ascione, pizzaiolo 45enne napoletano di Torre del Greco, vuole raccontare la sua verità prima che il giudice per l’udienza preliminare Massimo Vicinanza decida nel procedimento che lo vede reo confesso per aver ucciso, il 23 luglio 2017, la ex moglie Maria Archetta Mennella, da tutti chiamata Mariarca.

Cinque coltellate quelle inferte dall’uomo mentre la donna era a letto nel suo appartamento a Musile, là dove da qualche giorno soggiornava anche Ascione, che lavorava a Jesolo. E questo nonostante il matrimonio tra Mariarca, 38 anni, commessa in un negozio all’Outlet di Noventa, e Antonio fosse naufragato da tempo e la donna stesse cominciando a farsi una nuova vita. Cosa che il suo ex non accettava, accecato dalla gelosia per quella donna che era la madre dei suoi due figli. Dopo le coltellate, quando la 38enne era ancora viva, Ascione aveva chiamato i carabinieri: «Ho ucciso mia moglie. Se potete venire, per favore».

Il 27 pomeriggio l’udienza preliminare a carico di Ascione entrerà nel vivo. Il suo difensore, l’avvocato Giorgio Pietramala, ha chiesto che il 45enne venga giudicato con rito abbreviato, ovvero senza arrivare davanti alla Corte d’Assise, beneficiando così dello sconto di un terzo della pena. Abbreviato che sarà però condizionato all’esame dell’imputato. Ascione sarà chiamato tra l’altro a ricostruire quella notte e il rapporto con Mariarca. Ribadirà quanto aveva già detto nell’unico interrogatorio (subito dopo l’arresto) in questi 14 mesi davanti al giudice, ovvero che il suo gesto non era premeditato.

Il pizzaiolo è accusato dal pubblico ministero Raffaele Incardona di omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione, del vincolo di parentela con la vittima, dei futili motivi e della minorata difesa, oltre che di minacce aggravate perché nei giorni precedenti al delitto si era presentato dalla moglie impugnando un coltello. Dopo l’esame dell’imputato, si procederà con la discussione. Spazio dunque al sostituto procuratore, alla difesa e alle parti civili costituite nell’udienza scorsa: l’avvocato Alberto Berardi e Studio 3A per i familiari di Mariarca e l’avvocato Paolo Tabasso per conto di “Bon’t Worry - Non Possiamo”, onlus che si occupa di donne vittime di soprusi e violenze.

«Anche alla luce del certosino lavoro di ricostruzione e contestazione effettuato dalla Procura, i familiari sono fiduciosi e confidano in una decisione da parte del giudice equa e commisurata al gravissimo crimine commesso dall’assassino, che di fatto ha distrutto tre famiglie: la sua, quella dei Mennella e quella degli Ascione», spiegano da Studio 3A. I parenti di Mariarca, che vivono in provincia di Napoli, domani non saranno in aula. Troppo duro trovarsi faccia a faccia con l’uomo che ha ucciso Mariarca, troppo importante proteggere i figli della coppia. —


 

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