Artisti della pietra a Venezia , arriva lo sfratto /FOTO

«Sono entrato nello studio del maestro Dall’Era nel 1956. Era un grande scultore, famoso in tutto il mondo. L’emozione che ti dà la pietra la senti dentro. Da più di mezzo secolo lavoro a mano ogni tipo di pietra. E adesso ci vogliono mandare via». Giancarlo Comelato racconta con un filo di commozione la sua vita passata tra le sculture. Blocchi di pietra trovati in ogni parte del mondo diventati opere d’arte.
Famoso all’estero, Comelato sta per essere sfrattato nella sua città. Da decenni il suo laboratorio «Marmi artistici Dall’Era» è ospitato nel giardino di palazzo Giovanelli, a Santa Fosca. Immobile gotico, sede della Casa d’Aste Semenzato, acquistata dal finanziere Cragnotti, poi dopo il fallimento della Buitoni finito nel calderone gestito dai commissari fallimentari nominati dal governo Berlusconi. Sfrattati gli inquilini, il palazzo è stato venduto a una società immobiliare lombarda per una cifra vicina ai 20 milioni di euro. Sta per diventare l’ennesimo albergo in una città ormai travolta da turisti, hotel, affittacamere.
E gli artisti? Via. Il 14 novembre la Corte d’Appello di Venezia dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato dai legali dei Comelato, Gianfranco e i due figli Alberto e Giovanni che ne hanno raccolto il testimone artistico. Lo sfratto dunque potrebbe diventare esecutivo nelle prossime settimane, e il «giardino delle Meraviglie», sculture e copie di patere, tavoli, vasche, colonne e bassorilievi di età medievale, potrebbe sparire.
Nel laboratorio sono ben visibili gli strumenti di un’arte antica e sempre conservata dalla Serenissima. Bocciarda, sgraffone, punte e arnesi a disposizione dei tagiapiera che tagliavano le lastre di marmo fino a farne sottilissimi spessori da incastonare nel mosaico.
Comelato apre il suo «scrigno» e mostra preziosi esemplari di porfido nero egiziano, di marmo rosso, granito, marmo africano, occhio di pavone. Le pietre che arrivavano a Venezia dalla Grecia, dall’Egitto, dalla Siria. Nel laboratorio Comelato gli scaffali pieni di polvere testimoniano di una storia anticaa e non conclusa. Lastre di marmo che diventano piccole tessere e conpongono capolavori degni di un’enciclopedia dell’arte.
«Tutto fatto a mano, con le pietre antiche, sui modelli del Medioevo», dice Giovanni. Un patrimonio di arte e sapienza che rischia di andare perso per sempre.
Domenico Crivellari, storico e appassionato d’arte, ha fondato un comitato di studiosi e cittadini «in difesa dell’artigianato artistico veneziano». «Se questi artisti se ne vanno la città perde per empre un patrimonio prezioso», dice. Gianni De Checchi, segretario dell’Associazione artigiani di Venezia ha già chiesto al sindaco Giorgio Orsoni un incontro urgente per cercare di fermare lo sfratto e salvare la famiglia di artigiani. «Non è possibile continuare a perdere le nostre eccellenze», dice De Checchi, «bisogna trovare una soluzione». Un’ipotesi è quella di richiedere un vincolo artistico sul giardino, visitato ogni giorno da veneziani e turisti. E renderlo dunque «inamovibile». Oppure ottenere una p>roroga per l’attività, in vista di un suo possibile trasferimento. «Certo non potremo andarcene in terraferma», avverte Giovanni Comelato, «noi siamo legati a questa città, qui abbiamo anche la nostra clientela». Veneziani facoltosi, ma anche turisti che ordinano copie di famose sculture e ornamenti della città medievale. L’ultimo lavoro, del valore di decine di migliaia di euro, è un tavolo con sopra una copia fedele di un pezzo del pavimento della Basilica di San Marco. Pietruzze incastonate, fedele riproduzione del mosaico del pavimento marciano.
Giancarlo mostra con orgoglio l’ultima parte del lavoro. Che riproduce anche l’arte degli antichi scalpellini e dei tagiapiera. E domani, sabato e domenica, i Comelato organizzano un «open day».
Laboratorio aperto alla cittadinanza. Una battaglia, quella degli artisti del marmo, che coinvolge adesso tutta la città.
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