Artigiani, mille in meno dal 1976 a oggi

Intere categorie spazzate via da crisi e turismo, altre sono ridotte al lumicino. Scomparsi i materassai e i riparatori tv
Nell’arco di quarant’anni Venezia ha perso quasi mille artigiani. Alcune categorie si sono ritrovate dimezzate, altre pesantemente ridotte, altre ancora sono completamente scomparse, come i materassai - per l’esattezza i materassai trapuntai - o i riparatori radioTv. L’esodo massiccio dal centro storico, la tecnologia, la crisi, ma anche il cambiamento delle abitudini e delle mode hanno fatto sparire figure un tempo indispensabili e oggi quasi romantiche, legate a una città che non esiste più se non nei ricordi dei vecchi o nelle cartoline d’epoca.


Dai 2.245 del 1976 i soci di Confartigianato Venezia sono scesi a 1.376, con interi settori ridotti a poche figure, talvolta ultime depositarie di mestieri tramandati di generazione in generazione e destinati a spegnersi insieme a chi li sapeva fare. È il caso, ad esempio, dei pastifici, che da undici sono scesi a due; o degli orologiai, che quarant’anni fa erano 22 e oggi sono appena cinque, mentre gli argentieri sono diventati meno della metà, passando da 51 a 21.


«Ormai Venezia ha cambiato fisiononomia e sta diventando un’altra cosa, un soggetto banale economicamente e commercialmente, attento a un’offerta turistica che banalizza le tradizioni della città» dice il segretario degli Artigiani, Gianni De Checchi «Del resto, questa è un po’ la fine che stanno facendo tutti i centri storici, con la differenza che Venezia è solo centro storico. Purtroppo temo che questa china discendente sia destinata non solo a durare ma anche ad aumentare. Non vedo soluzioni. E anche gli interventi dell’amministrazione comunale sul turismo hanno l’aria di essere solo di maquillage, mentre ci vuole ben altro. Se l’Unesco si accontenta di cose così, stiamo freschi».


Mestieri scomparsi, vecchie botteghe che rischiano di chiudere, saracinesche abbassate per sempre, maestranze schiacciate dai cinesi e dalla paccottiglia, dagli affitti sempre più cari e dalla concorrenza del low cost: non manca niente nell’impoverimento costante che ha seguito il destino della città. Con qualche distinguo.


Come spiega il responsabile dell’Ufficio Categorie di Confartigianato, Enrico Vettore, l’artigianato di servizio alla residenza è quello che ha perso di più. «Tutto ciò che è legato al restauro del patrimonio abitativo in un modo o nell’altro ha tenuto ed è testimoniato anche dai fatturati che sono sostanzialmente stabili» dice Vettore. Gli impiantisti, ad esempio, se è vero che sono poco più della metà rispetto a quarant’anni fa, sono pur sempre 117, in grado di lavorare ancora grazie soprattutto alla ristrutturazione delle abitazioni a uso turistico.


«Il fronte artigianato legato a doppio filo alla popolazione residente, come ad esempio i pastifici o gli orologiai, è invece crollato» osserva ancora Vettore « E sicuramente alcuni settori sono destinati a scomparire perché l’evoluzione tecnologica, gli acquisti on line, la vicinanza dei grandi centri commerciali, ma anche la crisi e il cambiamento dei gusti hanno comportato nuovi modi di vita».


©RIPRODUZIONE RISERVATA


Riproduzione riservata © La Nuova Venezia