Artigiani, 450 imprese in meno

Nel Miranese persi mille posti di lavoro in otto anni, in picchiata edilizia, impiantistica e riparazioni
Di Filippo De Gaspari
VIAGGIO NEI CANTIERI ROMANI PER VERIFICARNE L_EFFETTIVA SICUREZZA - Fotografo: benvegnù-guaitoli
VIAGGIO NEI CANTIERI ROMANI PER VERIFICARNE L_EFFETTIVA SICUREZZA - Fotografo: benvegnù-guaitoli

MIRANO. Oltre 450 imprese artigiane in meno negli ultimi otto anni, persi un migliaio di posti di lavoro nel Miranese. È ancora una volta impietosa la fotografia scattata dall’Associazione Artigiani del Miranese, che apre i suoi registri e svela i dati del turnover delle piccole e medie imprese con base nel territorio dei sette Comuni. Per il settore si conferma purtroppo il trend negativo: è crisi nera in particolare per l’edilizia e per quanto riguarda l’impiantistica e le riparazioni si va addirittura verso la morte del settore. Dal 2008 al 2016 nel Miranese hanno chiuso più di 450 aziende: erano 3.450 prima della crisi, oggi non arrivano a tremila. La conseguenza è la perdita del posto per un migliaio di lavoratori.

«Nei sette Comuni del Miranese la crisi ha battuto forte e abbiamo assistito a una vera débâcle», evidenzia il presidente dell’associazione, Guido Codato, «poco meno di un decennio di crisi ha decimato le attività artigianali del comprensorio e il settore legato alle costruzioni è senza dubbio il più colpito. Centinaia di imprese di questo comparto hanno chiuso i battenti con riflessi occupazionali considerevoli: conteggiando titolari, soci, dipendenti e collaboratori la nostra stima dice che oltre mille lavoratori si sono trovati a piedi. E a preoccupare è soprattutto il fatto che non abbiamo segnali di ripresa, anzi pare ci troviamo di fronte a un’ulteriore diminuzione».

Scrutando i dati, si scopre come dal 2012 al 2016 si sia registrato un calo medio annuale del 2%. Esempi indicativi del trend negativo sono quelli di Mirano e Scorzè: in questi due Comuni nel 2008 si contavano oltre 600 unità artigianali ciascuno, oggi Mirano non supera le 540 e Scorzé è sceso a circa 500. Il Comune di Noale, nel 2008, contava 400 imprese e oggi non arriva a 350, mentre Santa Maria Sala, che aveva registrato un picco massimo nel 2009 con quasi 500 imprese, oggi non arriva nemmeno a 420. Per quanto riguarda Martellago il picco massimo è stato, sempre nel 2009, con 540 imprese, adesso ne conta meno di 460. A Spinea le imprese artigianali nel 2009 erano 470 ma oggi il dato si ferma a circa 400. Infine Salzano: anche qui il calo è evidente, dato che nel 2009 le unità artigianali erano 370, mentre oggi sono meno di 320.

Per il segretario dell’Associazione Artigiani, Damiano Dori: «Il problema è che si sono ridotte al lumicino le nuove iniziative imprenditoriali. Molte delle nuove attività nascenti sono tentativi improvvisati senza solide basi economiche e produttive, alternative precarie al lavoro dipendente. Lo Stato certamente non aiuta, vista la tassazione disincentivante e la totale assenza di semplificazioni burocratiche: per molte attività sono richiesti vincoli e requisiti troppo stringenti che non tengono conto delle attuali situazioni di difficoltà. Avanti di questo passo sempre più attività chiuderanno e per quanto riguarda alcuni settori, come l’impiantistica o la riparazione di automezzi, rischiamo davvero di rimanere senza».

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