Arsenale, progetti fermi La Marina: «Noi custodi»

L’ammiraglio comandante conferma la disponibilità e la volontà di svolgere un ruolo nel rilancio del complesso monumentale. Il nodo del Museo navale
Di Alberto Vitucci

VENEZIA. «Questo è un luogo meraviglioso e denso di storia. Il compito della Marina è quello di esserne il custode, e questo cerchiamo di fare, la nostra bilbioteca ha volumi preziosi, ospita ogni due anni il summit delle marine del Mediterraneo, un a sorta di G8 militare». L’ammiraglio Salvatore Ruzittu è da un mese a capo dell’Istituto di studi militari marittimi, e dunque dell’Arsenale. Non fa polemiche, come è costume di un militare. Ma fa capire che sulla questione Arsenale la Marina è pronta a svolgere il suo ruolo. La Finanziaria dello scorso anno ha consegnato al Comune la sovranità sull’Arsenale, ad eccezione delle parti lasciate in concessione gratuita al Consorzio Venezia Nuova per la costruzione e la manutenzione del Mose (Arsenale Nord) e quella centrale per le funzioni istituzionali della Marina. I confini sono stati tracciati, e adesso le sovranità sono ben definite. Ma il grande progetto Arsenale non decolla. Il Comune ha deciso di sciogliere la società Arsenale spa, nominando il suo ex presidente Roberto D’Agostino commissario liquidatore. Ma quasi un anno dopo il passaggio di proprietà le attività vanno a rilento. Non si è ancora individuato un soggetto coordinatore che possa far partire quello che a parole tutti chiedono. Cioè l’apertura del complesso monumentale alla città, l’insediamento nelle Nappe e nelle Teze di San Cristoforo di attività legate alle barche e all’acqua. Le visite guidate e altre attività nelle Tese della Darsena Grande non ancora occupate. I comitati premono, ma il progetto è ancora fermo. Nessuna polemica dell’ammiraglio sulla levata di scudi del sindaco Giorgio Orsoni, che qualche settimana fa aveva minacciato di far causa alla Marina per la pubblicazione di un avviso pubblico sulla gestione «privatizzata» del Museo storico navale. «Aspettiamo indicazioni dallo Stato maggiore», dice l’ammiraglio, «non si tratta di privatizzazione. Ma di un avviso per verificare la disponibilità di privati a collaborare a un progetto di rilancio del Museo». Oggi il museo navale, che custodisce reperti preziosissimi e unici, è confinato in stanze anguste. I fondi pubblici non ci sono e la normativa non prevede che siano i militari a prendere l’iniziativa. Il biglietto del museo navale costa oggi un euro e 55 centesimi. Una somma ridicola, certo non sufficiente a mantenere la gestione di quello che potrebbe diventare uno dei bei musei d’Europa. Fonte di introito preziosa per la manutenzione dell’Arsenale. Ma il progetto del museo, lanciato molti anni fa dall’ammiraglio Paolo Pagnotella, è ancora fermo. «Chiediamo che il Comune batta un colpo», dicono le associazioni, protagoniste di una lunga battaglia per conquistare l’Arsenale alla città, «le idee ci sono, i fondi si potranno recuperare. Ma bisogna rilanciare i progetti. Uno dei temi che il sindaco Giorgio Orsoni, protagonista del passaggio dell’Arsenale alla città, adesso dovrà affrontare. La gestione degli spazi e i canoni che il Comune dovrebbe incassare – circa due milioni di euro – oltre ala valorizzazione di alcuni luoghi e all’apertura di attività compatibili – cafeteria, foresterie, book shop – potrebbe garantire le risorse per aprire l’Arsenale, per mille anni fiore all’occhiello della marineria veneziana.

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